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Arezzo, mercato auto in flessione del 25 per cento ma in ripresa

Luca Serafini
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L'auto è ripartita, anche se il percorso delle concessionarie aretine è in salita. A maggio le vendite di veicoli ad Arezzo e provincia hanno segnato un meno 20/25 per cento rispetto allo standard. Ma il buio del lockdown è dietro la curva, mentre la necessità ed il gusto di acquistare la macchina sono di nuovo una certezza. Il giugno che si sta chiudendo, a sentire i titolari delle concessionarie aretine, dovrebbe essere in linea col mese precedente. Poteva essere migliore, ma a frenare il comparto, più che gli effetti negativi del Covid sui portafogli degli aretini, c'è l'annuncio del governo di una rottamazione di cui nulla si sa. Né i tempi né le modalità. “Con l'effetto che la gente rimanda l'acquisto”, dicono ad una voce Massimo Fabrizi e Marco Bulgarelli, due titolari di saloni della città, Ivar Auto e Motorauto. “Ancora oggi non c'è nulla di certo e codificato sugli incentivi, tutto è ancora vago. Così, in attesa di risposte, molti clienti che si affacciano nei saloni restano in stand by”. Nonostante questo, “il mese di maggio è andato benino”, dice Fabrizi, portando a supporto i numeri delle immatricolazioni in provincia. “Siamo passati dalle 158 auto di marzo, alle 13 di aprile, quando il blocco fu pressoché totale, per poi risalire alle 559 di maggio: la media aretina mensile, in tempi normali, è di 750/800 immatricolazioni”. Fabrizi osserva che, una volta usciti dalla quarantena, “la gente aveva voglia di uscire”. Alessandro D'Ambrosio, Aerre Motor, esprime soddisfazione per la ripartenza: “Il nostro risultato è andato oltre le aspettative, siamo cresciuti rispetto alle previsioni, grazie a prodotti e offerte. La rottamazione? Potrebbe anche non esserci, andiamo avanti con ottimismo con le nostre gambe”. Bulgarelli sottolinea come la provincia ha ripreso più rapidamente della città. “La situazione si è mossa - dice - grazie alle sostanziose offerte praticate. Il cliente fa le sue scelte in base al prezzo”. Quanto alle restrizioni, al distanziamento che ha cambiato l'accesso ai saloni e la prova delle vetture: “All'inizio non è stato facile, dicono tutti e tre gli operatori, poi ci siamo adattati e le cose scorrono in totale sicurezza”. Quanto alle scelte, Fabrizi rileva che “l'ibrido prende sempre più campo, siamo al 40% del venduto, anche se da noi il diesel resiste per chi fa molti chilometri. L'elettrico non decolla perché costa caro e l'incentivo statale è basso”. L'usato? La ripartenza post lockdown è stata più netta sul nuovo, forse sempre per meccanismi psicologici. Ora si torna sul rapporto consueto con il 60 per cento di vendite sull'usato.