
Arezzo, ubriaco al volante uccise mamma e figlia sul marciapiede: scarcerato

Alexe Danut non è più in carcere. Il rumeno che ubriaco al volante investì e uccise mamma e figlia nella maledetta serata di domenica 31 gennaio 2016 a San Leo, ha espiato la pena. Libero. La sentenza di condanna a 5 anni e due mesi, dimezzata rispetto al primo verdetto, si è ridotta per lo sconto offerto dalla buona condotta. Per l’uomo era prevista l’espulsione dal territorio nazionale a pena espiata. Ma non c’è stata. La decisione spetta al magistrato di sorveglianza di Firenze e non è scontata.
La tragica fine di Marzanna e Letizia, 51 e 10 anni, è una delle pagine di cronaca più tristi della storia di Arezzo. Mamma e figlia camminavano l’una accanto all’altra sul marciapiede, quando la minicar truccata piombò su di loro. Non ebbero scampo. A lanciarla a folle velocità era stato Alexe Danut, uscito illeso dall’incidente. Il rumeno aveva bevuto troppo: 1,5 grammi/litro il tasso di alcol. Fu arrestato dalla Polizia municipale mentre, frastornato, si disperava vicino ai corpi. In primo grado era stato condannato dal gip Piergiorgio Ponticelli a 9 anni e 2 mesi per duplice omicidio colposo aggravato. Processo celebrato con rito abbreviato. Un paio di mesi dopo sarebbe entrato in vigore il nuovo reato di omicidio stradale, ben più severo. La riduzione della pena in appello a 5 anni e 2 mesi, nel 2017, fece gridare allo scandalo, suscitò indignazione a livello locale e nazionale. Venne anche organizzata una fiaccolata per le strade di Arezzo, per protesta e per dare solidarietà a Luca Fiacchini, l’aretino che aveva perso moglie e figlia.
Ci sono poche informazioni sulla scarcerazione di Alexe Danut. L’avvocato Carmen Capoccia conferma, ma mantiene un velo di riservatezza mentre segue, appunto, la fase relativa all’espulsione dall’Italia che potrebbe essere evitata con una opposizione.
In base ai calcoli della cosiddetta libertà anticipata, considerato che ogni sei mesi vengono tolti 45 giorni in caso di buona condotta, le porte del carcere di Sollicciano per Danut si sono aperte di recente.
A gennaio 2019, tre anni dopo la tragedia, la difesa di Alexe Danut fece sapere che l’uomo voleva scontare tutta la pena in carcere, senza chiedere la semilibertà. “E' pienamente consapevole della gravità di ciò che ha commesso”, disse l'avvocato Capoccia. “Il mio assistito ritiene - aggiunse - di dover pagare fino all'ultimo giorno. Anche se, voglio sottolineare, poteva capitare anche ad altri. Una festa, troppo alcol, la guida imprudente. Ha compiuto qualcosa di molto grave ed è opportuno che sconti quello che deve scontare”.
Cinquantenne, incensurato, da venti anni in Italia, Alexe Danut ha una figlia.
Luca Fiacchini, invece, la sua Letizia e l'adorata moglie, non le ha più riviste da quella domenica pomeriggio quando furono falciate durante una passeggiata lungo via di Montione Alta.
“Me le hanno uccise un’altra volta”, disse Fiacchini dopo la sentenza di appello che aveva quasi dimezzato la pena. Dolore aggiunto al dolore. Ai familiari delle vittime, che furono assistiti dall’avvocato Raffaello Giorgetti, andò il risarcimento ottenuto dall’assicurazione. Importante sì, ma nulla a confronto della perdita terribile e della necessità di impostare di nuovo la propria vita tutta in salita. Nel ricordo di Marzanna (“Magena”) e Letizia, i cui sorrisi restano solo sulle fotografie. La minicar impazzita sbucò all’improvviso e affrontando la curva uscì di strada, centrandole. “Te lo avevo detto di non correre e di andare più piano”, disse l’amico che viaggiava con Danut, davanti alla scena straziante.