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Banca Etruria, mezzo miliardo di risarcimento chiesto agli ex ma il processo non comincia mai: ecco perché

Luca Serafini
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Non comincia mai il processo per il colossale risarcimento da oltre mezzo miliardo per il disastro di Banca Etruria. Si chiama “azione di responsabilità” ed è intentata dalla banca in liquidazione (e da Ubi che incorporò la ex Bpel) contro 38 amministratori del vecchio istituto, tra i quali figura anche Pier Luigi Boschi, babbo di Maria Elena, ex vice presidente nell’ultimo periodo.

Il 21 dicembre a Roma era fissata l’udienza per cominciare a trattare la complessa questione. Ma è già saltata e se ne riparlerà a 2021 inoltrato. Mentre gli interessi sulla gigantesca somma rivendicata, galoppano. Motivo della nuova interruzione è la morte, avvenuta lo scorso settembre, del notaio Giovan Battista Cirianni, affermato e stimato professionista aretino che di Etruria è stato a lungo consigliere senza delega, e che compariva nel gruppo di persone a vario titolo citate nella causa. In questi casi (e su questa vicenda è già successo) la procedura vuole che chi ha interesse che il processo vada avanti, riassuma l’azione riformulandola e individuando gli eredi del defunto da coinvolgere nel procedimento.

Serve tempo, passeranno mesi, si arriverà probabilmente a primavera inoltrata. Ma di cosa si tratta? Il liquidatore della vecchia Bpel e Ubi ipotizzano una “mala gestio” dell'istituto di via Calamandrei sotto vari profili: “l'erogazione di mutui e finanziamenti anche in conflitto di interessi; il depauperamento del patrimonio sociale mediante numerose iniziative contrarie alla prudente gestione (incarichi consulenziali, premi aziendali non dovuti e ulteriori operazioni non trasparenti); l'ostacolo alla vigilanza di Banca d'Italia e la mancata fusione con Popolare Vicenza.” Le condotte degli amministratori, a loro dire, avrebbero generato la fine della banca aretina e i danni connessi. Gli avvocati degli ex di Etruria - tra i quali ci sono il professor Gian Franco Ricci Albergotti e Corrado Brilli - hanno tutt’altra idea, pronti a farla valere dopo una serie di robuste questioni preliminari ancora non trattate. Tra i 38 chiamati a rispondere ci sono gli ex presidenti Giuseppe Fornasari e Lorenzo Rosi, gli ex vice Giovanni Inghirami, Giorgio Guerrini, Alfredo Berni, Pier Luigi Boschi appunto, e l'ex direttore generale Luca Bronchi.

In questi giorni in atto il passaggio digitale di carte e memorie tra legali e Tribunale delle imprese di Roma competente per la materia, con presidente il giudice Aldo Aldo Ruggiero. Gli ultimi tre consigli di amministrazione e i revisori dei conti sono chiamati a riparare “in solido” tra loro, concorrendo ognuno per le proprie disponibilità e senza nascondere i propri beni, si raccomandò Santoni, pena azioni di revocatoria per chi si è spogliato di possedimenti mobiliari e immobiliari.

La storia sarà lunga, tortuosa e assai complicata. Alcuni ex Etruria hanno a loro volta chiamato in causa Banca d Italia, Consob e una sfilza di compagnie di assicurazioni, con il numero di convenuti che da 38 arriva a 53. Il risarcimento virtuale nei mesi scorsi pare ammontasse ad euro 577.270.197  per effetto dei successivi aumenti a partire dai 300 milioni che il liquidatore di Banca Etruria, Giuseppe Santoni, aveva chiesto in via “bonaria”. Ovviamente nessuno rispose. Così si andò per vie legali con l'adesione di Silvano Manella, ad della Nuova Banca Etruria, poi Banca Tirrenica, e quindi di Ubi (che nel frattempo sta per passare a Intesa).