
Arezzo, il sindaco Ghinelli: "1200 aretini vaccinati, ma è preoccupante la risalita dei contagi"

E’ preoccupato il sindaco Alessandro Ghinelli per i dati che sono arrivati dall’ultimo bollettino della Asl. Trenta nuovi contagi in città, un numero aumentato negli ultimi giorni: “E’ un momento molto particolare - sottolinea il primo cittadino - perchè da un lato sembra stia arrivando questa attesa terza ondata tra gennaio e febbraio che già fa aumentare i numeri e dall’altro c’è la campagna di vaccinazione. I trenta positivi? Direi che è un numero molto elevato per il trend che invece avevamo nell’ultimo periodo”. Ghinelli poi analizza la campagna di vaccinazione e torna anche sulla “necessità di avere un ospedale da campo”. Partiamo con il calendario dei vaccini: “La Fase 1 è quella che stiamo vivendo adesso e che ci accompagnerà fino a marzo. Le categorie da vaccinare sono gli operatori sanitari e gli ospiti delle rsa. La Fase 2 sarà quella da aprile a giugno e che interesserà le persone che hanno più di 80 anni di età. La Fase 3 - da luglio a settembre - riguarderà le persone dai 60 ai 79 anni. Infine la Fase 4 da ottobre a dicembre interesserà il resto della popolazione”. Situazione ad Arezzo e in Toscana: “Ad Arezzo sono stati vaccinati 700 operatori sanitari e 500 ospiti della Rsa. Il dato regionale dei vaccini parla di 20.971 somministrazioni. Domani la Toscana esaurirà le 27300 dosi arrivate il 30 dicembre. Dal 9 gennaio cominceranno invece ad essere somministrate le dosi della seconda fornitura che sono 24500. Si riapriranno dunque le prenotazioni che sono riservate a medici e ospiti delle Rsa”. Commenta Ghinelli: “La macchina regionale sta viaggiando bene, il problema sarà quello delle dosi: quante e quando arriveranno. Anche perché da domani (oggi ndr) riaprono diverse attività e con i numeri di contagi che abbiamo oggi, sono sinceramente preoccupato che questa riapertura non ci porti un problema”. Poi rispondendo ad una domanda di un cittadino su quando saranno riaperte le visite per i malati, Ghinelli torna a parlare dell’ospedale da campo: “Non avendo potuto avere una struttura di supporto aggiuntiva rispetto ai letti disponibli nei nostri ospedali, il servizio reso non può essere uguale a quello che c’era prima del Covid. Quindi l’unico modo per avere un allentamento di questa pressione sul sistema sanitario è quello di creare una struttura in più esterna agli ospedali che aggiunga posti letto. Un ospedale da campo dove potere indirizzare i pazienti Covid per non gravare eccessivamente sulle riduzioni di assistenza visto che al San Donato ci sono sia i malati che quelli Covid”.