
Ciccio Graziani: "Il Mundial contro il Covid lo vinciamo noi. La Superlega? Una cavolata"

Ciccio Graziani parla di calcio e di Covid, pota gli olivi e ha già le chiavi in mano del suo “Occhi Verdi”, i campi da calcetto davanti allo stadio ad Arezzo.
Se lunedì la Toscana sarà zona gialla si torna in campo, è contento?
“Certo che lo sono. Quando il club torna a vivere è riprendere piano piano un po’ di normalità. E’ importante, perché dopo undici mesi di chiusura c’è bisogno di tornare a lavorare e a vivere”.
Per fortuna, Graziani, a lei il lavoro non è mai mancato.
“Bhè, se avessi dovuto campare con i soldi del calcetto non so come avrei fatto. Perché comunque sia la struttura del nostro club ha dei costi importanti. C’è sempre qualcosa da pagare e quando non c’è attività è dura. Per fortuna non abbiamo debiti”.
Che mesi sono stati?
“Difficili. Quello che ci è mancato di più la socialità. Personalmente ho perso molti amici. Sia qua ad Arezzo che al mio paese. E’ stata dura e tosta. Ho visto cose che non avrei mai pensato di vivere”.
Parla di socialità. Se lunedì si riapre torna anche la socialità, quella vera.
“Sì quella che ti permette di incontrare gli amici. In questi mesi con alcuni di loro mi sono potuto sentire solo per telefono, quando prima ci si vedeva con continuità. Però vorrei dire un’altra cosa”.
Prego, Graziani.
“Se è vero che il mondo si riaprirà spero prima e non poi, dico anche di non abbassare la guardia. E di continuare ad osservare le regole e i comportamenti che ci hanno insegnato”.
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Questa contro il virus è una battaglia lunghissima?
“E’ una partita di calcio con tanti tempi supplementari, ma alla fine la vinciamo noi. Lo mettiamo con le spalle al muro questo virus”.
Quando si vaccina Ciccio Graziani?
“Spero a maggio. Ho 69 anni e stanno per cominciare a somministrare i vaccini alla gente della mia età”.
Che cosa farà una volta che è stato vaccinato?
“Tornerò all’Olmoponte a giocare con i miei ragazzini. Ho voglia di tornare alla mia scuola calcio, rivedere i ragazzi e non per insegnare solo la tecnica o come si calcia un pallone, ma per educarli verso lo sport. Verso il rispetto a cominciare dagli arbitri”.
Parliamo di calcio dilettanti. Se le squadre pro in qualche modo sono sopravvisute, c’è tutto un mondo che rischia di fare i conti, alla ripartenza, con tante defezioni: i dilettanti. Come fare?
“Il calcio dilettantistico è l’anima del nostro calcio. Ci sono tanti ragazzi che hanno sofferto in questo periodo non è facile per loro, ma non sono gli unici. Tutti abbiamo dovuto lottare con un nemico invisibile, ma tutti ci dobbiamo rialzare, compreso il calcio dilettanti”.
Restiamo sempre in tema di calcio. Che cosa ne pensa della Superlega?
“La Superlega è una cavolata stratosferica. Non si possono fare campionati a parte. Il calcio è sogni e obiettivi non solo e soltanto soldi. La serie A rischia seriamente di trovarsi senza Juve, Milan e Inter”.
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E sempre a proposito di pallone 46 anni fa il suo esordio in Nazionale.
“Italia-Polonia e peccato che il portiere Jan Tomaszewski mi negò la gioia del primo gol in azzurro”.
Torniamo al virus, è vero che ha catechizzato due ragazzi che stavano fumando?
“Erano tre ragazzi due con la mascherina abbassata che stavano fumando e uno con la mascherina indosso. Ma non erano distanziati. Ho detto loro di stare attenti, mi hanno risposto che hanno 22 anni non ne possono più di stare in casa e di questo virus”.
E che gli ha risposto?
“Ho detto che rispetto a me che ho 69 anni e che ogni giorno è un dono, loro hanno tutta la vita davanti. Avranno tempo di fare cene e apericene. Ma ora si devono proteggere e lo devono fare per loro e per le famiglie”.
Le hanno dato retta?
“Un signore che ho incontrato poco dopo mi ha detto che avevo fatto bene. Ma che se magari non fossi stato Ciccio Graziani mi avrebbero trattato male”.
Non saremo migliori dopo il Covid?
"Per ora arriviamoci a dopo il Covid”.
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