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Arezzo, uccise figlioletta durante il lockdown: inchiesta chiusa e il babbo omicida dona pensione alla famiglia che ha distrutto

Luca Serafini
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Ha tolto la vita alla figlioletta di neanche quattro anni ed ha tentato di uccidere il figlio 12enne che in quella mattina di follia e sangue, il 21 aprile 2020 a Levane, riuscì a mettersi in salvo. Ora Billal Miah, il babbo omicida, ha deciso di devolvere alla famiglia distrutta la pensione che gli è stata riconosciuta per la patologia psichica di cui, è emerso, soffre. E che secondo la perizia lo rese incapace di intendere e di volere quel giorno, quando mentre la moglie era a far spesa, infierì contro la piccola Nabia che guardava i cartoni animati con il fratello.

La bambina cadde sotto i colpi del genitore inferti con una specie di roncola, strumento etnico usato per preparare cibi. L’uomo venne estratto dai vigili del fuoco dal pozzo nel quale si gettò dopo il delitto. Si trova presso la Rems di Empoli, una residenza per le misure di sicurezza, struttura che ha sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari. In questi giorni il pm Laura Taddei ha concluso le indagini che si erano fermate nel momento in cui l’uomo, nato in Bangladesh nel 1981 e venuto in Valdarno a lavorare, era stato riconosciuto totalmente incapace di intendere e di volere, non in grado di partecipare ad un processo.

Le cure e i mesi trascorsi hanno avuto effetti positivi e le sue condizioni di salute sono migliorate così il procedimento per i due reati - omicidio volontari aggravato dal rapporto genitoriale e tentato omicidio - ha ripreso la sua marcia. L’avvocato Nicola Detti ha ricevuto dalla procura l’atto di fine indagini, e il prossimo passaggio sarà l’udienza preliminare. Ma per Billal non si apriranno mai le porte della Corte d’Assise né verrà mai pronunciato un verdetto pesantissimo (fino all’ergastolo) perché nonostante ora stia meglio, quando uccise non era in grado di autodeterminarsi per una situazione psicopatologica grave.

Stando agli accertamenti psichiatrici non è imputabile. Uno di quei casi in cui si parla non di criminali ma di malati. Con trattamento specifico - controllo e cura - nelle Rems. Ma per quanto tempo? Fino a quando questi soggetti vengono ritenuti socialmente pericolosi per gli altri e per se stessi. Soffriva di mal di testa, fastidi, Billal Miah nei giorni precedenti al 21 aprile 2020. Uno “scompenso psicotico confusionario” lo trasformò in carnefice. In quell’aprile di rigido lockdown per il Covid l’uomo, dipendente di una ditta che lavora metalli, era in cassa integrazione e stando alle perizie anche le insicurezze legate alla crisi influirono sulla sua mente.

Il timore di perdere il lavoro, la paura di non essere in grado di sostenere la famiglia, di non poter tirare su quella bambina piccola. Un cortocircuito. Il figlio ha raccontato le scene dell’orrore di quella mattina. Il ghigno sul volto del babbo. L’arnese preso dal cassetto e vibrato su lui e la sorellina. Uno scempio. Una famiglia distrutta. Ora la decisione dell’omicida, di devolvere la pensione di invalidità a moglie e figlio. E il suggello del pm ad un’inchiesta che non avrà condanne.