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Arezzo, Cortona, Anghiari: ecco dove ha colpito la banda di ladri con il reddito di cittadinanza

Luca Serafini
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Ladri con il reddito di cittadinanza. Incassavano il sussidio statale e strappavano soldi alle famiglie rubando nelle case. Dei sedici indagati, ben dodici risultano percettori del sostegno contro la povertà nonostante fossero stati inquisiti in passato per reati contro il patrimonio. “Un vero e proprio consorzio familiare”, lo definisce il gip di Perugia, un gruppo composto da più nuclei della stessa famiglia. Residenti tra Assisi e Cannara, erano pendolari del crimine. Uomini e donne. Hanno firmato razzie nelle abitazioni e truffe agli anziani. Una ventina i colpi attribuiti tra Umbria e Toscana. Nell’Aretino hanno agito ripetutamente: nel comune di Arezzo a Rigutino, Sassaia, San Polo, Saccione. Ma hanno firmato furti anche ad Anghiari e nel Cortonese, Valecchie Case sparse. Sono questi gli indirizzi delle scorrerie scoperte ma si suppone che quelle realizzate negli ultimi anni siano molte di più. Sono stati gli investigatori del commissariato di polizia di Assisi, guidati dal vicequestore aggiunto Francesca Domenica Di Luca, a svolgere la complessa indagine sulla serie di furti tra Assisi, Arezzo e Siena. Era il gennaio 2020 quando la polizia umbra intercettò l’auto dei malviventi reduci dal furto a Valecchie di Cortona. Ci fu un inseguimento da film, uno speronamento, quindi la cattura di un uomo che segnò l’avvio dell’attività investigativa. Per due persone è stata disposta la custodia cautelare in carcere, per cinque gli arresti domiciliari e per uno l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Nelle carte i banditi sono definiti “di notevole profilo criminale”, “efferati e senza scrupoli”, “professionisti del crimine”. 
Una associazione a delinquere con “struttura organizzativa ben delineata” nei compiti, basi logistiche definite e “capace, visto il profilo criminale riconosciuto, di avvicendarsi nei ruoli e fronteggiare situazioni di crisi avvalendosi dell'apporto di tutti i partecipi”. Programma criminoso “sempre più affinato, destinato a proiettarsi nel tempo, a rimodularsi secondo le necessità”. I poliziotti assisani in alcuni casi hanno recuperato la refurtiva, restituendola ai proprietari. Per i loro spostamenti i malviventi utilizzavano auto di grossa cilindrata anche per forzare gli eventuali posti di blocco come quella sera da brivido tra il Cortonese e l’Umbria. Le macchine una volta scoperte venivano cambiate velocemente e utilizzate anche targhe false. Lunghi e accurati i sopralluoghi per scegliere le abitazioni su cui fare il colpo: isolate, raggiungibili attraverso strade sterrate con scarsi sistemi di sorveglianza. Studiavano le abitudini dei proprietari. Per eludere i controlli sui tabulati e sulle celle telefoniche, durante i colpi i telefonini venivano tenuti spenti. Nel corso dell'indagine sono state anche individuate due basi logistiche, alla periferia di Assisi, dove i componenti della banda si riunivano prima di partire. Le donne – dai 22 ai 40 anni - vengono invece descritte come “scaltre”, “senza scrupoli”, ma anche “astute”, con “un ruolo di certo non secondario”, che fosse attivo – con scippi e furti in abitazione, raggirando le padrone di casa, scelte appositamente sole e anziane, spacciandosi per venditrici di articoli vari o bisognose dei servizi igienici- o semplicemente logistico: c'era chi si prestava a farsi intestare le auto che sarebbero state utilizzate per commettere i furti, chi trasportava la refurtiva fuori regione per essere piazzata e chi invece aveva il compito di custodire gli oggetti di valore dopo essere stati rubati e portati agli uomini della banda.