
Arezzo, i parlamentari sul rischio di perdere il vitalizio: "No problem, pensiamo al Paese"

Maturano la pensione da parlamentari nel settembre 2022, quattro anni e sei mesi dopo l’elezione in parlamento. Ma se Draghi va al Quirinale e si va al voto anticipato, addio vitalizio per 690 senatori e deputati eletti nel 2018. Tra di loro ci sono i nostri rappresentanti: Tiziana Nisini senatrice della Lega, Stefano Mugnai e Maurizio Felice D’Ettore, passati da Forza Italia a Coraggio Italia nel corso della legislatura. Li abbiamo sentiti per capire se sono preoccupati come sostiene chi vede nei palazzi romani un grande partito trasversale formato da senatori e deputati aggrappati alla poltrona. Tiziana Nisini, che dei tre stando ai sondaggi è quella forse meglio messa in caso di ricandidatura, è imperturbabile.
“Sto lavorando al ministero del lavoro sulla riforma delle politiche attive, sulle pensioni, sugli ammortizzatori e francamente ho altro a cui pensare”, dice la senatrice della Lega, sottosegretario al welfare, ex assessore al comune di Arezzo. “Svolgo il mio ruolo con spirito di servizio costante, senza preoccuparmi della durata; sono assorbita da altro, in ogni caso sono pronta al voto anche domani”. Niente ansia da vitalizio in bilico, sostiene quindi Nisini. “Abbiamo da approvare la manovra di bilancio, dobbiamo cercare di far ripartire il Paese, dare sostegno a famiglie e imprese...”.
Sulle pensioni il premier Draghi ha dettato la linea e lo stop a quota 100. “Ma abbiamo scongiurato la Fornero e fermato lo scalone per un anno, ora dobbiamo lavorare ad una riforma strutturale equa, si deve separare l’assistenza dalla previdenza pura, i cittadini ogni giorno ci sollecitano e ci chiedono una soluzione giusta e stabile: dietro ai numeri, che sono importanti, ci sono storie, vite, situazioni. Anche Opzione donna, prorogata di anno in anno, va definita una volta per tutte altrimenti le donne saranno sempre discriminate”.
E ancora: “Mentre quota cento ha funzionato mandando 351 mila persone a riposo, il reddito di cittadinanza no: troppo assistenzialismo fa male, il meccanismo deve generare lavoro partendo da situazioni di difficoltà con adeguati sostegni. L’obiettivo non può essere il sussidio ma l’occupazione, attraverso formazione, riqualificazione, a carico dello Stato, indirizzata verso quei comparti che non trovano persone da assumere”.
Ma torniamo al vitalizio. Già maturato, ad esempio, dalle aretine Maria Elena Boschi di Italia Viva e Chiara Gagnarli, M5S, che sono al secondo mandato. Nel gruppo degli onorevoli di prima nomina che solo a settembre ottengono la pensione, ci sono gli ex azzurri Mugnai e D’Ettore. Stefano Mugnai la dice subito schietta: “Questa legislatura non terminerà anzitempo perché è condannata ad arrivare alla scadenza naturale. Il vitalizio non c’entra niente, c'è l’esigenza politica di permettere a Draghi di portare a termine il lavoro impostato. Ci sono ragioni politiche forti ed evidenti, a partire dalla autorevolezza della sua leadership, per le quali lui resti a palazzo Chigi. E dico di più, subito dopo aver definito la situazione del Quirinale, ci si dovrà porre il tema di cosa fare dal 2023 quando la partita delle risorse finanziarie sarà ancora da portare a casa: ottenere i soldi, spenderli bene e rendicontare a Bruxelles. Io dico che servirà ancora Draghi alla guida del governo perché se l’Europa ci boccia, il Paese salta davvero”.
Mugnai ribadisce: “Niente fine anticipata della legislatura e un’ora dopo l’elezione del presidente della repubblica aprire il dibattito su come creare le condizioni politiche e democratiche per mantenere Mario Draghi premier”. L’altro deputato di Coraggio Italia, D’Ettore, sul tema vitalizio replica seccamente: “Le solite storie... Se la legislatura prosegue o meno questo lo decreta l’assetto politico e istituzionale del momento, mica sono i parlamentari a sciogliere le camere”. E anche nella peggiore delle ipotesi, l’onorevole non si scompone.
“Per quanto mi riguarda ho la mia professione e avrò la pensione per il mio lavoro”, sottolinea ricordando che i vitalizi, tra l’altro, non sono più quelli di una volta. Altri parametri, altre cifre, altre regole. “La realtà dei fatti è che l’agenda Draghi è quella che meglio si attaglia al periodo post Covid - riprende D’Ettore -. Serietà, sobrietà, concretezza. Coraggio Italia lo sostiene convintamente e lo spessore internazionale emerge tanto più in questi giorni”.
Ma lasciare Forza Italia per il partito di Toti e Brugnaro è stata la scelta giusta? “Sì, e lo dimostra il nostro lavoro in Parlamento e nei territori, come in Calabria, dove abbiamo eletto consiglieri”. Lo strappo ha lasciato strascichi? “Non mi interessano le polemiche, io e Mugnai come responsabili di Forza Italia, ad Arezzo e in Toscana, i risultati li abbiamo portati, altri che oggi parlano devono ancora portarli”.