
Arezzo, il Breda chiede che il filone Multiservizi venga stralciato da Coingas. Estra, la difesa di Macrì al contrattacco

E’ Multiservizi il secondo nodo da sciogliere nell’avvio macchinoso del maxi processo Coingas. La richiesta proviene dalle difese ed è quella di staccare il filone, dandogli vita propria su un binario autonomo. E’ Roberto Bardelli, il Breda, con il suo avvocato Roberto Alboni a presentare l’eccezione contenuta in una memoria che il presidente del tribunale,
Ada Grignani, si è riservata di esaminare per poi rispondere, con i giudici del collegio, nell’udienza del 30 novembre. Il tema di questa sezione del processo è il presunto accordo di interesse tra Bardelli e Luca Amendola: il primo aveva difficoltà economiche e il secondo era in predicato di diventare presidente di Multiservizi, società dei cimiteri, in quota Forza Italia, in quella fase politica del “Ghinelli I” a Palazzo Cavallo. Correva l’anno 2016, Bardelli era il più votato della lista degli azzurri ma ai margini e senza incarichi.
Ci sarebbe stato quel patto per tenerlo buono: una agevolazione finanziaria in cambio dell’atteggiamento favorevole alla nomina di Amendola. Coinvolti nel filone anche Lorenzo Roggi, amico del Breda e oggi alla guida di Arezzo Casa, e il sindaco Alessandro Ghinelli, per favoreggiamento. Ebbene, Alboni parte dal fatto che il reato ipotizzato, non più la corruzione ma il traffico illecito di influenze, non è da tribunale ma da giudice monocratico e la vicende sono totalmente scollegate con le consulenze Coingas.
Perché quindi tenerlo appiccicato alla questione consulenze (e alla nomina di Francesco Macrì in Estra) e non incanalarlo in un dibattimento a sè stante? Pure su questo filone Staderini è stato già condannato ma il rito abbreviato fa storia a sè: qui la partita è tutta da giocare dall’inizio. Il sindaco in consiglio comunale sostenne di essersi attenuto solo alla regola del buon padre di famiglia che aiuta tutti. Nessun illecito o forzatura, e poi le nomine sono fatte in piena autonomia e se c’erano accordi personali... patti loro.
A testimoniare su Multiservizi per sgonfiare le accuse e dimostrare che fu solo mera spartizione di poltrone, sono chiamati big come l’ex sindaco Giuseppe Fanfani, per le esperienze amministrative, parlamentari di centrodestra come Tiziana Nisini (Lega) e Giovanni Donzelli (FdI) oltre a Stefano Mugnai e Maurizio Felice D’Ettore (Coraggio Italia) che all’epoca erano riferimenti di Forza Italia, sollecitati dal sindaco alla soluzione del caso Breda. Indicato tra i testimoni perfino Ignazio La Russa, padre fondatore di Fratelli d’Italia, che dovrebbe riferire, casomai venisse alla Vela, sugli accordi politici dopo la vittoria del 2015 del sindaco Ghinelli. Strategie in atto, prescrizione qui non lontana: 2023
FILONE ESTRA
Di carne al fuoco ce n’è tanta alla Vela. L’ultimo maxi processo celebrato qui, quello sulla bancarotta Bpel, è finito con tanto fumo e poco arresto: dei 23 imputati tutti assolti eccetto uno con la posizione più compromessa. Su Coingas il percorso sarà non breve e tortuoso.
Tra gli imputati eccellenti spicca Francesco Macrì, presidente di Estra, accusato su due versanti. Sulle consulenze Coingas deve rispondere di peculato come ispiratore degli incarichi allo studio legale Olivetti Rason. Le dichiarazioni rese da Sergio Staderini, che ha parlato di una sorta di pressing, sudditanza, costrizione, come fosse pilotato, sono un ostacolo. Macrì è poi al centro del filone Estra relativo alla sua nomina nel Cda partendo dalla posizione di consigliere comunale ad Arezzo, eletto per Fratelli d’Italia ma in quel 2016 senza adeguata collocazione. Riunioni di coalizione del centrodestra fecero da preludio al passaggio in Estra, con ruolo apicale.
Non si poteva, fu abuso d’ufficio, sostiene la procura ma l’avvocato Gaetano Viciconte, difensore di Macrì, annuncia che ribatterà sul tasto opposto, che invece la nomina - tra l’altro assecondata dai soci di Estra anche di altro orientamento politico rispetto al centrodestra aretino - era legittima. Questioni tecniche e giuridiche sottili, con tanto di consulenti, per dimostrare, anticipa Viciconte, che Estra non è società a controllo pubblico e quindi non deve rispondere alla legge Severino. Pertanto Macrì era idoneo: incarico conferibile.
Quanto a Coingas, la spallata che si tenta è quella di dimostrare che non è organismo di diritto pubblico e quindi non sottoposta agli obblighi sugli appalti e alle soglie sugli importi. Picconate al teorema del peculato. La società poteva affidarsi a professionisti, secondo la difesa, senza effettuare selezioni pubbliche e senza e altri vincoli. Vedremo. Per ora queste tesi sono state rigettate dal gup Lara nell’udienza preliminare.
E Staderini è stato condannato. La difesa di Macrì porterà in aula anche gli amministratori di Estra e svolgerà argomentazioni sul lavoro svolto dal colosso dell’energia. Il processo deve ancora partire. Se ne riparla tra un mese. Ci saranno intercettazioni da trascrivere, testimoni da ascoltare, imprevisti e probabilità. Siamo solo all’alba del processo Coingas[. Tutti innocenti fino a prova contraria ma tutti sulla graticola.