
Arezzo, morto in moto a 33 anni: automobilista positivo ad alcol e stupefacenti ma è battaglia di perizie

Battaglia di perizie nel processo per la morte di Enrico Occhini, vittima di un terribile incidente stradale dopo avvenuto dopo le 19 del 31 luglio 2020. Aveva 33 anni, sposato e padre di una figlia piccola. Una tragedia.
Avvenne ad Arezzo sulla statale 73 all’incrocio con via Salvadori, zona San Marco. L’automobilista che oltrepassò la doppia striscia e gli andò addosso con la Ford Focus, un albanese di 34 anni, è accusato di omicidio stradale aggravato dal fatto di essersi messo alla guida dopo aver assunto alcol e sostanze stupefacenti. Rischia una pesante condanna ma ieri davanti al giudice Giulia Soldini il suo avvocato, Alessandro Mori, ha prodotto due consulenze tecniche per cercare di contenere le accuse: una riguarda la dinamica dell’incidente e l’altra mette in dubbio l’assunzione di sostanze psicotrope. Il gup ha rinviato l’udienza al 3 marzo quando saranno sviscerati i contenuti delle perizie. La procura - ieri in aula il procuratore Roberto Rossi - ha chiesto di portare nel processo il proprio consulente.
Uno dei nodi da sciogliere riguarda le “benzodiazepine” emerse dalle analisi eseguite sull’automobilista dopo lo scontro: sostanze classificate come illecite e tali da aggravare l’imputazione. Secondo la difesa quella positività sarebbe invece da ricondurre ai farmaci somministrati dai sanitari al giovane, che rimase ferito e fu trasportato all’ospedale. Non ci sarebbe la prova di assunzione di droga prima di mettersi al volante, ritiene la difesa. Quanto all’alcol, gli fu riscontrata una presenza di 0,7 milligrammi/litro: non straordinaria ma comunque sopra i limiti. Rispetto alla dinamica dell’incidente, il tecnico della difesa, appunterebbe le sue attenzioni sulla velocità della moto.
Un aspetto, questo, che per la procura è decisamente irrilevante rispetto a quanto avvenne e cioè la responsabilità del conducente dell’auto al quale sfuggì il veicolo, con una traiettoria fatale per Occhini. Il 33enne, appassionato di moto e giocatore di calcetto, tornava da Palazzo del Pero verso casa, ad Agazzi. Era in sella alla sua Ducati rossa. Lo schianto spezzò la sua vita e gettò nel dolore i suoi cari. Intanto è avvenuto il risarcimento da parte dell’assicurazione dell’automobilista (ma nulla potrà sanare la ferita per la perdita di Enrico) e per questo i familiari non saranno parte civile nel processo.
L’avvocato Marta Tofani assiste moglie e figlia, gli avvocati Osvaldo Fratini e Filippo Alberti gli altri familiari. L’imputato ha scelto il rito abbreviato che riduce di un terzo la pena. Rischia tra 5 e 10 anni. Decisivi alla fine saranno il confronto tra periti e la valutazione di attenuanti e aggravanti.