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Arezzo, 19enne: "Stuprata nella capanna". Il rumeno: "Lei consenziente". Arriva la sentenza

Luca Serafini
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“Mi ha stuprata”. “No, lei era consenziente”. Due versioni opposte per una delle vicende più tristi e crude degli ultimi anni ad Arezzo: la presunta violenza sessuale di una giovanissima ragazza all’interno di uno squallido capanno tra orti, vegetazione e traffico, a due passi dall’Esselunga. Per l’uomo accusato, un cinquantenne rumeno, arriva oggi la sentenza dei giudici del tribunale di Arezzo riuniti in composizione collegiale con presidente Filippo Ruggiero. L’udienza di questa mattina vedrà dapprima la requisitoria del pm Chiara Pistolesi, quindi l’intervento della parte civile, con l’avvocato Beatrice Vanni, poi l’arringa del difensore, l’avvocato Domenico Nucci. L’episodio risale al luglio 2019 quando la diciannovenne aretina, fragile e in quel periodo con una situazione complicata, diventò preda del cinquantenne, secondo il capo d’imputazione. L’incontro fu casuale, alla stazione ferroviaria. Lei non voleva tornare a casa, lui le propose di seguirla. Raggiunsero la periferia, lungo viale Leonardo da Vinci, poco oltre il grande supermercato. Entrarono nella capanna adibita ad alloggio di fortuna da parte di un gruppo di stranieri senza fissa dimora. Dopo cena, andati a letto, l'uomo avrebbe iniziato ad abbracciare la ragazza. Gli altri occupanti del tugurio uscirono. Si sarebbe consumata la violenza. Un orecchino caduto per terra, le mutandine strappate, elementi raccolti dalla Squadra mobile, rafforzarono il racconto reso dalla giovane una volta finito tutto, fuggita dalla baracca per chiedere aiuto. Il dibattimento ha visto sfilare davanti ai giudici numerosi testimoni, compresi gli amici dell’imputato. Diametralmente opposte le verità rese dalla ragazza (sentita con incidente probatorio) e dall’imputato, C.I., per il quale non sono mai scattate misure cautelari anche nella fase iniziale della vicenda. Oggi la decisione del tribunale.