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Chi era Francesco l'operaio morto a 51 anni. Il lavoro tra camion e calcestruzzo, i figli, niente social: "un gigante buono"

Luca Serafini
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Sorridente ma riservato. Per niente social (zero facebook) eppure amato da tutti quelli che lo conoscevano. Francesco Brenda era un lavoratore infaticabile e un uomo mai sopra le righe, a sentire chi ora lo ricorda tra commozione e lacrime. Lo chiamavano affettuosamente “Ghiasa”. E nel giorno terribile del distacco così improvviso e atroce, c’è chi lo descrive come un “gigante buono” per quella corporatura possente e l’animo gentile.

 

 

 

“Per me sei stato un fratello maggiore, quello che non ho mai avuto”, scrive una bibbienese sui social dove, appunto, rintracciare profili o immagini di Brenda è esercizio vano. “Solo ricordi belli…a casa tua a giocare a carte tra risate e spensieratezza (e come volava il tempo)... è solo grazie e a te se ho imparato a guidare ancora minorenne con la tua mitica Arna.” Flash di vita vissuta con la semplicità e l’autenticità del paese del Casentino. Dove tutti ci si conosce e quando capita una disgrazia così è una bomba che esplode.

 

 

 

Abitava con i genitori anziani a Santa Maria. Si era sposato, Francesco, aveva due figli, e il filo rosso della sua esistenza, con i suoi strappi e cambiamenti, c’era il lavoro. Lì nell’azienda del calcestruzzo che se lo è inghiottito. Ancora su Fb, l’ultima immagine di Francesco raccontata dall’amica: “…venerdì all’una ci siamo salutati all’incrocio di Pollino, come sempre tu nel camion ed io in macchina…ecco…ora se chiudo gli occhi rivedo l’immagine del tuo volto in quel saluto (sorriso e cenno con la testa). se avessi solo potuto immaginare ti avrei fermato, ti avrei chiesto come stavi… ti avrei detto che ti voglio bene e che mi manca tanto quello che siamo stati: amici”. Il cugino Silvio parla di Francesco come di un lavoratore esperto, consapevole, capace.

Ma il lavoro, in certi ambienti, si sa, nasconde sempre un’insidia, una trappola, un trabocchetto. Cosa sia successo davvero, lo stabilirà l’inchiesta della procura. Intanto il sindaco di Bibbiena, Filippo Vagnoli, sintetizza il sentire comune della sua gente con queste parole: “Ogni morte ci pone davanti tanti interrogativi come uomini. Le morti sui luoghi di lavoro ci pongono interrogativi ancora più grandi anche come istituzione. Oggi è un giorno di lutto per tutta la nostra comunità. È un giorno di silenzio e di rispetto dovuti a chi è stato coinvolto in tutto questo e soprattutto alla famiglia a cui va tutto il nostro affetto e il nostro calore umano”.