
Guerra, il prefetto di Arezzo: "Organizziamo l'accoglienza dei profughi nel territorio. Obiettivi sensibili attenzionati"

Il territorio si prepara all’eventuale arrivo di profughi in fuga dall’Ucraina.
I primi fuggitivi sono arrivati nelle ultime ore a Firenze, mentre ad Arezzo sono in corso confronti e verifiche in Prefettura per valutare la situazione locale e le disponibilità del territorio, così da predisporre tutto perché la risposta, a livello di accoglienza, possa essere efficace e andare incontro alle esigenze di chi, lasciando il proprio paese, ha lasciato parte della sua vita e affetti.
In queste ore, inoltre, è alta anche l’attenzione sul fronte della sicurezza, in relazione agli obiettivi sensibili presenti in città.
E’ lo stesso prefetto, Maddalena De Luca, a spiegare come Arezzo si stia muovendo sulle linee indicate dal governo a livello nazionale: “L’innalzamento del livello di attenzione riguarda diversi obiettivi sensibili che si trovano anche nella provincia di Arezzo. Si tratta di aziende, enti, uffici collegati con le Nazioni Unite e l’Unione Europea. È previsto un aumento dei controlli di sicurezza rivolti a determinate strutture. Fa parte delle attività di routine quando si verificano situazioni come queste”.
Dal punto di vista dell’accoglienza profughi sono state individuate già delle strutture destinate agli eventuali ucraini che arriveranno?
“Sono state decise delle linee di intervento; stiamo facendo una ricognizione del territorio intanto per capire meglio le disponibilità. Il discorso degli alberghi sanitari al momento è da vedere. In Prefettura, è attivo un tavolo dedicato all’emergenza umanitaria ucraina. Siamo in una fase ricognitiva per individuare le soluzioni atte a garantire idonea accoglienza ai profughi”.
Quanti sono i cittadini originari dei territori coinvolti nella guerra che al momento si trovano nel territorio aretino?
“Ci sono 486 ucraini che al momento vivono regolarmente nel nostro territorio. Non c’è una vera e propria comunità strutturata, per lo più sono soggetti singoli, che qui lavorano in diverse mansioni. I russi sono invece 150. Per quanto riguarda gli ucraini hanno avuto contatti con parenti o amici in patria per un’eventuale ospitalità, ma al momento si tratta di episodi isolati che non rientrano in una vera e propria accoglienza organizzata”.