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Arezzo, deserta asta per ex Fontemura: nessuna offerta. Via a lavori per blindatura anti rave party

Luca Serafini
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Asta deserta per la Fontemura. Il frastuono creato dal rave party di Capodanno non ha smosso di un millimetro la situazione. Non c’è nessun appetito imprenditoriale intorno allo stabilimento dismesso delle acque minerali da troppi anni in abbandono senza un destino, incastonato nella natura dell’Alpe di Poti. Non si è materializzato neanche l’interesse del Comune di Arezzo che pure, per bocca dei suoi amministratori, dice di voler acquisire e rianimare siti industriali in rovina (ipotesi Fontemura ed ex Unoaerre) per convertirli in campi fotovoltaici dove produrre energia rinnovabile. C’era tempo fino alle 12 di ieri per depositare la busta con la proposta di acquisto da aprire il 15, ma al fischio finale del bando il curatore fallimentare Fabio Tocci, nominato dal tribunale di Grosseto (dove si svolge la procedura) ha preso atto che nessuna offerta è pervenuta. Tutto da rifare. Con ulteriore riduzione del prezzo base che fino a ieri era di 230.400 euro con possibilità di metterne sul piatto 172.800. Si scenderà ulteriormente: cifre non trascendentali, da saldi, ma soldi buttati al vento se sulla ex Fontemura non si studia un investimento economicamente sostenibile e vantaggioso. La superficie ha destinazione urbanistica produttiva ma quello non è certo il futuro (costa troppo imbottigliare acqua lì) e neanche l’utilizzo in chiave ricettiva offre margini. E’ proprio il campo fotovoltaico, realizzabile senza troppe difficoltà e come ponte verso la produzione di idrogeno, l’orizzonte praticabile. Ma occorre un piano serio e soprattutto la volontà di perseguirlo.
Intanto il curatore fallimentare Tocci, dopo i fatti di Capodanno, mette mano alla pulizia e alla messa in sicurezza del luogo che fu preso d’assalto dal popolo del rave. La prossima settimana via all’intervento annunciato per la rimozione dei rifiuti, sia quelli lasciati dagli abusivi, che quelli rimasti dai tempi dell’imbottigliamento. Saranno anche rinforzate le recinzioni per impedire con la bella stagione ulteriori invasioni come quelle avvenute in precedenza, l’ultima per il veglione abusivo di San Silvestro con centinaia di giovani e meno giovani saliti con i mezzi a Poti, radunati a ballare nello stabilimento in rovina, cinturati poi dall’imponente dispiegamento di uomini delle forze dell’ordine. Denunce a go go. Per fortuna nulla di grave a parte qualche isolato episodio di tensioni. La luce dei riflettori si era accesa sul bubbone che esiste da tempo e la “pubblicità” sui media legata a quel ritrovo illegale si pensava funzionasse da traino per l’asta. Niente da fare. Avanti col prossimo tentativo.