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Arezzo, Michele Menchetti (M5s) da 5 mesi fuori dal lavoro e dal Comune. "Aspetto la fine del ricatto green pass"

Luca Serafini
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“Cinque mesi che non mi permettono di lavorare, né di accedere a palazzo comunale... Un’infamia”. Lo ha scritto Michele Menchetti, capogruppo del Movimento 5 stelle, sul suo profilo facebook. La scelta convinta, anzi convintissima di rifiutare l’obbligo del green pass lo ha portato fin qui. Ed è pronto ad andare ancora avanti perché le decisioni che il Governo sta per prendere, nell’immediato non lo rimettono in gioco. Menchetti si è dichiarato fin dall’inizio “per la libertà di scelta vaccinale e contro il green pass”.

Menchetti, cinque mesi cominciano ad essere tanti.

“Non è facile. Ci sono spese fisse tutti i mesi, ho due figlie. Ho utilizzato i risparmi che avevo da parte e ancora ho una certa autonomia. E si è creato un gruppo di sostegno reciproco tra persone che condividono questa idea e che ci permette non solo di sostenerci ma anche di sostenere altri che hanno più bisogno”.

Il lato positivo della situazione?

“Oltre a mantener fede alla propria convinzione contro la follia del green pass, quindi oltre all’orgoglio di non piegarmi al ricatto, come dicevo abbiamo creato una bella comunità, relazioni vere tra le persone. Poi mi sono ritrovato a fare cose che non facevo più come riappropriarsi dei tempi e di certi ambienti, ad esempio andando a riscoprire i boschi straordinari del Casentino”.

Come resiste all’inoperosità forzata?

“Veramente preparare le attività tra la gente, in piazza San Jacopo, seguire le iniziative molto concrete che svolgiamo che ci permettono di comunicare ma anche di sostenere economicamente chi non ce la fa con le spese, mi tiene impegnato. E poi ho un campo dove faccio l’orto che seguo con passione, le viti, la legna. Mi manca il nuoto che prima praticavo assiduamente”.

Le sue figlie cosa dicono?

“Sono separato e stanno con la madre, sono orgogliose e rispettano la mia scelta”.

L’attività di consigliere comunale ne risente?

“Seguo la vita amministrativa e mi relaziono con tutti, ovviamente il contatto diretto durante i lavori consiliari in certe occasioni manca ma vedo che altri, pur potendo, partecipano da remoto”.

Superato il quinto mese fuori dal lavoro, cosa vede davanti?

“Si parla di giugno come fine dell’emergenza. Non mi faccio grandi aspettative. Aspetto che l’Italia, la prima ad adottare la follia della carta verde, cambi strada. Intanto mi rassicura sapere di non essere solo ma con altri che mi sono a fianco, pronti ad aiutarmi”.

Ma la sua azienda lo aspetterà, quando sarà finita?

“Sono sospeso. Con il titolare credo ci sia sempre stato un rapporto di reciproca stima. Il lavoro di impiegato che facevo, per import ed export, mi piaceva e vorrei tornare a farlo. Intanto porto avanti la mia battaglia: valori e ideali hanno la precedenza perfino sul lavoro”.