
Arezzo, ha tentato di uccidere la moglie a coltellate: subito libero. Ma lontano 500 metri da lei

Libero. Via dagli arresti. Ora può andare dove vuole, basta che stia lontano almeno 500 metri dalla moglie che ha tentato di ammazzare. Giuseppe M. non è più ristretto ai domiciliari nella comunità del Valdarno gestita dal prete che si dedica ai casi complicati tra accoglienza, carità e rieducazione.
Lo scorso febbraio il cinquantenne di Bibbiena è stato condannato alla pesante pena di otto anni di reclusione, colpevole del tentato omicidio della compagna.
Nastro adesivo in bocca e una serie di coltellate al collo e all’addome, per fortuna non fatali. Il fatto di sangue era successo il 31 maggio 2021 in un’abitazione di Bibbiena. Neanche un anno dopo, l’uomo è fuori, seppure con la prescrizione del divieto di avvicinamento.
Il giudice Giulia Soldini ha accolto l’istanza presentata dagli avvocati Annalisa Tafi e Francesco Mattesini. Forse non ci sperava neppure lui, Giuseppe M., che la risposta positiva arrivasse così a stretto giro e dopo un verdetto per niente leggero. L’esplosione di violenza avvenne a sera, all’ora di cena, nell’abitazione della coppia, in centro. La gelosia sarebbe stata la molla dell’aggressione che poteva costare la vita alla donna, 41 anni, che lo stesso marito fece soccorrere, chiedendo aiuto. Arrivarono i sanitari e i carabinieri che arrestarono il cinquantenne.
Un primo periodo in carcere poi nella comunità valdarnese. Quindi il processo celebrato con rito abbreviato, che consente la riduzione di un terzo della pena. L’aggravante del rapporto coniugale con la vittima era stata compensata dall’attenuante dell’incensuratezza dell’uomo, unita al fatto di essersi pentito dopo l’atto violento. Dalle indagini emerse un quadro piuttosto triste di degrado familiare, alcol e liti.
L’ultimo bisticcio si trasformò in qualcosa di peggio. La moglie legata, accoltellata e poi messa sul letto. Quindi il terrore che attanagliò il marito, il primo intervento del vicino di casa, poi le sirene di ambulanza e carabinieri. La donna fu trasportata a Careggi, non in pericolo di vita perché le lesioni non erano particolarmente profonde e gli organi vitali non erano stati offesi. Il sostituto procuratore Marco Dioni non ritenne di derubricare il reato a lesioni gravi. Si è andati così al processo per tentato omicidio.
Adesso arriva lo stop agli arresti domiciliari. La donna vive ancora a Bibbiena. L’uomo, per ora rimasto in Valdarno, può tornare in Casentino. A mezzo chilometro di distanza da lei.