
Arezzo, la Pasqua vegana senza le uova spiegata dall'insegnante Cortonesi. "Rispetto per gli animali"

Pasqua senza le uova. Il piatto del vegano non le prevede. Come il latte e tutti i derivati animali. Francesco Cortonesi, insegnante aretino, attivista vegano, ci aiuta a capire stile di vita e scelte radicali nell’alimentazione in uno dei momenti dell’anno più forti dal punto di vista gastronomico: dalla ciaccia con i ciccioli e l’uovo sodo agli insaccati, dall’agnello ai dolci preparati con le uova.
Cortonesi, oggi con chi sarà a tavola per il pranzo di Pasqua?
“Con la mia compagna, vegana come me, e con i miei genitori che sono onnivori”.
Da quanto tempo è vegano?
“Da quattordici anni. Dopo un paio di mesi da vegetariano sono subito passato allo step successivo che sentivo come approdo inevitabile per risponde all’esigenza che sentivo”.
Quale?
“Che vanno rispettate tutte le persone e tutti gli esseri viventi, che hanno diritto alla vita e non possono essere vittime, in quanto più deboli, di sopraffazioni e di sfruttamento”.
C’è un momento in cui colloca questa svolta nella sua vita?
“Sono cresciuto onnivoro, mangiavo molta carne, andavo a pesca. Un giorno al mare, in Sardegna, trovandomi tra le mani un polpo che avrei dovuto sopprimere mi sono bloccato, ho detto no, che non era giusto e l’ho ributtato in acqua. Lì è cambiato tutto”.
Quindi stop a carne e pesce, come il 6,7% degli italiani vegetariani, dicono le statistiche. Sotto Pasqua va forte la campagna in difesa degli agnelli.
“Lo slogan pasquale sugli agnelli del Progetto Vivere Vegan, associazione alla quale appartengo, dice: “Nessun animale dovrebbe essere sacrificato, schiavizzato, ucciso. Fermiamo questa strage”. La campagna sugli agnelli è quella che colpisce di più l’immaginario collettivo per l’idea dell’agnello associata al cucciolo inerme e fragile. Negli ultimi anni su questo campo si è registrata la flessione maggiore di consumi. Ma bisognerebbe pensare che tutti gli animali che troviamo al supermercato sono fondamentalmente cuccioli o comunque molto giovani. Vivono pochissimo e in condizioni tristi. Cambia poco se in allevamenti intensivi o estensivi. Vengono uccisi”.
A scopo alimentare, come sempre avvenuto dall’inizio dei tempi.
“A parte, ripeto, le modalità di produzione, non è mica detto che le cose debbano rimanere immutabili: l’uomo è progredito in tanti campi, si può arrivare anche ad una percezione degli esseri viventi diversa che rispetti la loro esistenza”.
Ed eccoci alle uova.
“Discorso a sé per la produzione industriale, dove sappiamo che i pulcini maschi vengono eliminati e triturati vivi per farne mangime. Ma anche la produzione di uova più ridotta, come quella del contadino, fa perno sullo sfruttamento: con lo stimolo che la gallina riceve a farne più uova possibili, va in decalcificazione e invecchia prima. Si turba il suo equilibrio per averne noi vantaggio. Possiamo evitarlo? Sì, ci sono oggi molti sostituti vegetali che riproducono l'uovo. perchè non usarli? Non parliamo poi del latte: ormai non pensiamo neppure più che la mucca è un mammifero e il latte è destinato al vitello, invece le viene portato via, per essere macellato. In quanto a sofferenza la mozzarella non è diversa dalla bistecca”.
Quanti vegani ci sono nell’Aretino?
“Una cinquantina di attivisti. Per i vegani, le statistiche parlano dell’1% della popolazione italiana”.
Il piatto di Pasqua del vegano è triste?
“Non direi. Vario, assortito, gustoso e nutriente. Abbiamo anche l’uovo di Pasqua di tofu, ottenuto dal latte di soia. Quattordici anni fa era più difficile oggi i negozi hanno una vasta gamma di prodotti. Faccio sport, nuoto, corsa, palestra, senza problemi”.
Dubbi, tentennamenti?
“Quando hai consapevolezza che non è giusto prevaricare gli altri, che abbiamo due gambe o quattro zampe, tutto viene da sé”.
A scuola, tra gli studenti, viene fuori la sua scelta vegana?
“Il mio lavoro è insegnare lettere. A scuola parlo di letteratura. Non porto le mie convinzioni in classe, ma quando si parla di non violenza, pace, rispetto, no alla sopraffazione, ogni tipo di sopraffazione, può capitare di entrare in certi temi e i giovani sono curiosi di capire, informarsi. Anche la recente campagna di salvataggio degli anfibi sulle strade nasce dallo stesso principio di rispetto degli esseri viventi, tutti”.
Oggi a tavola a fianco di persone onnivore che proverà? Rabbia?
“Non siamo fuori dalla realtà, ci siamo dentro. In una società prevalentemente onnivora, con i suoi cliché... per cui occorre tolleranza, spirito di adattamento. Ovviamente, essendo attivista dei diritti degli animali, se siedo ad una tavola con onnivori inevitabilmente provo dispiacere perché so da dove provengono certi prodotti che arrivano sul piatto”.