
Incendio colposo a Valentino Shoes, inchiesta chiusa: 4 accusati. A luglio i 180 lavoratori nella nuova sede

In quattro sono accusati per il disastroso incendio a Valentino Shoes, la grande fabbrica di calzature di Levane, in via Valiani, andata distrutta il primo aprile 2021. Le fiamme partirono dalle polveri di lavorazione. Erano state smaltite e stivate in modo non corretto, secondo quanto emerso dagli accertamenti. Il sostituto procuratore Marco Dioni ha chiuso le indagini sul rogo e contesta il reato di “incendio colposo” a quattro delle cinque persone che erano state inizialmente iscritte nel registro degli indagati.
Sono tutte figure individuate nell’ambito dell’azienda e che avevano responsabilità sulla sicurezza e sul ciclo degli scarti di lavorazione delle scarpe di lusso della celebre griffe. I quattro, che hanno ricevuto l’atto di conclusione indagini, hanno venti giorni per presentare memorie o essere interrogati. Passaggio successivo, qualora il magistrato non cambi idea, sarà l’udienza preliminare nella quale spetterà al giudice decidere se mandare o no gli indagati a processo. L’inchiesta aperta dalla procura di Arezzo si è avvalsa soprattutto del lavoro degli esperti dei Vigili del fuoco. Dopo le operazioni di spegnimento, cominciò la complessa attività di individuazione delle cause e delle presunte responsabilità. Le indagini si sono indirizzate in un binario preciso dopo aver localizzato il punto dell’azienda dove avvenne l’innesco e si propagò il fuoco.
Secondo la procura, per gettare i rifiuti del calzaturificio non venne usato il sistema del container, contenitore scarrabile, assolutamente sicuro. [TESTO]Le polveri di lavorazione rimasero invece nei sacchi e covarono il loro pericolo in una zona dell’area produttiva dove le pareti in poliuretano offrirono facile esca alle fiamme. In orario di stop alla lavorazione, bastò una scintilla, che in questi scarti può verificarsi per la presenza di minuscoli elementi metallici, e fu l’inferno. La ricostruzione dell’accaduto alla Valentino Shoes fu documentata anche dai video della telesorveglianza. Un bagliore nel lato incriminato, il fuoco che parte da uno dei sacchi e attacca la struttura. Quando scattò l’allarme il rogo aveva proporzioni tali da rendere possibile solo il contenimento e lo spegnimento dell’incendio senza salvare la fabbrica. Negligenze, omissioni, imperizie - da dimostrare - sarebbero all’origine del disastroso rogo che rase al suolo la fabbrica utilizzata da Valentino, società della moda con sede a Valdagno, che lì operava in affitto sullo stabile di Semilla.
Le due società devono ora definire la questione civilistica mentre, in attesa dell’iter dei processi, il lavoro per far fronte alle commesse è andato avanti nonostante il gravissimo stop. La catena produttiva è stata rimessa in piedi con il pendolarismo di una parte dell’organico a Montelupo Fiorentino e di un’altra parte presso lo stabilimento Prada. Tolti i sigilli all’area bruciata, la ricostruzione può ricominciare ma intanto nell’agenda di Valentino c’è, per il 4 luglio, una svolta importante: apre la fabbrica allestita in un capannone di Levane, in affitto, posto vicino alla struttura andata a fuoco: è funzionale e spazioso e in questi giorni fervono i preparativi per ospitare qui tutti i 180 addetti.