
Arezzo, l'onorevole Mugnai al processo Coingas: "Manuale Cencelli, Breda, il sindaco e l'incontro che mi infastidì"

Inizio agosto 2016: caldo, vacanze, relax. Anche la politica stacca la spina. Invece no. Sul cellulare di Stefano Mugnai che sta in ferie al mare, arriva la richiesta urgente di un incontro. Che succede? Lucia Tanti da Arezzo gli comunica che il sindaco Alessandro Ghinelli vuol vederlo con urgenza di persona. Così viene fissato l’incontro. A metà strada, a Siena. “Andai alla sede dell’Ato e pensavo a qualcosa sui rifiuti”, dice l’onorevole Mugnai in aula alla Vela, testimone al processo Coingas-Estra-Multiservizi. “Invece no, Ghinelli mi parlò di Roberto Bardelli, il Breda e del suo problema. Uscii infastidito da quell’incontro”. Il tema era quello del consigliere comunale, il più eletto per Forza Italia, con un botto di preferenze ed un mucchio di problemi finanziari personali. Un possibile problema in maggioranza, insomma: scalpitava, senza incarichi, senza un aiuto. All’epoca Mugnai era coordinatore regionale di Forza Italia e nel 2018 sarebbe arrivato in Parlamento dove ora, lasciati nel 2021 gli azzurri di Berlusconi, è con Coraggio Italia. Come pure l’altro deputato aretino, Maurizio Felice D’Ettore, stessa traiettoria politica, anche lui testimone ma ieri assente per Covid. Il procuratore Roberto Rossi pone domande a Mugnai sul filone Multiservizi. Ad un passo, il sindaco Ghinelli ascolta. E’ accusato di aver favorito il traffico di influenze illecite tra Breda e Luca Amendola, che in quel 2016 fu nominato amministratore di Arezzo Multiservizi (società dei cimiteri) e frugando sotto, per la procura, c’era un “patto commerciale”: il via libera di Bardelli alla nomina di Amendola nella partecipata, in cambio di linee di credito presso le banche ottenute da Amendola. Ma il meccanismo non funzionava, occorreva oliarlo. “Il sindaco” risponde Mugnai al pm “mi disse che Bardelli andava tutelato, aveva una situazione personale di difficoltà economica, chiese di trovare una soluzione”. Ma Mugnai escluse al sindaco che un partito, seppur strutturato come Forza Italia, potesse intervenire per il caso Breda. “Dissi a Ghinelli: sono stato candidato a governatore della Toscana e sai quanto ho ricevuto da Fi per la campagna elettorale? Zero”. Che fare allora per risollevare le sorti del consigliere Bardelli? Nell’incontro senese si parlò quindi di Amendola e del presunto patto. Ma Mugnai si fa di lato: “Dinamiche amicali tra loro. Sono amici di vecchia data, forse puo’ aiutarlo, forse lo ha già fatto, dissi. Io mi interesso più di cose politiche, dissi a Ghinelli, e aggiunsi: ne parlerò con D’Ettore (che era coordinatore provinciale ndr). E infatti gli telefonai, lui era in vacanza all’estero e rimase molto scocciato”. Fine dell’incontro. Trasferta poco produttiva di Ghinelli a Siena, dunque, per la causa Bardelli. Con l’onorevole Mugnai che, a ricordare il fatto, parla di “irritazione”, perché “venivamo investiti di una situazione che non aveva niente a che fare con la politica”. Ascoltano attenti in aula Bardelli e Amendola, difesi dagli avvocati Roberto Alboni e Marco Manneschi. A Mugnai viene chiesto quale fu il meccanismo con cui si arrivò alla nomina di Amendola in Multiservizi. “Manuale Cencelli. Non ho problemi a dirlo, non vedo altri sistemi”. Nella coalizione del centrodestra, in proporzione al peso dei voti, gli azzurri misero tre nomi sul piatto per le partecipate. Quali? “Luca Amendola, Bernardo Mennini e Francesca Lucherini”. Il primo andò a Multiservizi, Mennini in Atam e in un cda andò Lucherini. Perché fu indicato Amendola? “Non ci fu alcuna pressione. Si era avvicinato a Forza Italia, aveva dimostrato capacità di gestione e interesse. Sì, aveva anche contribuito a norma di legge a finanziare il partito”. Mentre Bardelli, il più votato di Forza Italia, era considerato un corpo estraneo. “Un profilo esterno alle dinamiche di partito, aveva una sua forza elettorale ma non era organico alla storia politica di Fi”. Alla fine, specifica Mugnai, la nomina la fa comunque il sindaco. “E’ lui che decide se un profilo è giusto. Si cerca sempre la quadra e in quella fase di luna di miele (dopo aver battuto il centrosinistra ndr) era facile trovare accordi. No, per la nomina di Amendola non c’era bisogno di ulteriori interventi, bastava l’indicazione di un partito, come Forza Italia”. E contatti con Lorenzo Roggi (presidente attuale di Arezzo Casa, indagato nel filone) ci furono? “Mai conosciuto. A parte una cena e due manifestazioni”, risponde Mugnai agli avvocati di Roggi, Matteo Grassi e Alessandra Cacioli. Ghinelli ascolta paziente: ha sempre dichiarato di essersi mosso, sui guai di Breda, come fa il buon padre di famiglia e i suoi legali anticipano: “Chiarirà”. Alla sua destra l’avvocato Piero Melani Graverini, a sinistra l’avvocato Luca Fanfani, che sollecita la memoria di Mugnai: “Nell’ottobre 2017 lei sponsorizzò un nuovo incarico di Amendola: presidente di Gas Tronto, società del gruppo Estra?”. Mugnai non ricorda ma l’incarico ci fu. Come nel 2019 la riconferma in Multiservizi. Tutti incarichi dove, a partire dal primo, non è mai esistita secondo le difese una ingerenza del Breda. Solo Manuale Cencelli.