
Assoluzioni Banca Etruria, i difensori: "Processo inutile". I risparmiatori: "Chi ha fatto fallire Bpel? Via il segreto sugli atti"

”Certi processi non si dovrebbero neanche celebrare”: è il commento di Luca Fanfani, difensore di Emanuele Cuccaro, ex vice direttore, assolto come tutti gli altri. “Quattordici imputati, due CdA., un direttore generale e un vice Direttore generale di Banca Etruria ancora una volta a processo per bancarotta. E nuovamente tutti assolti”, osserva Luca Fanfani uscendo dall’aula. “Auspico che le novità previste dalla legge delega Cartabia, a partire dalla possibilità di celebrare processi solo a condizione che vi sia una 'ragionevole previsione di condanna' contribuiscano ad evitare in futuro processi largamente inutili come questo. Ho profonda stima del Pm Rossi e della Procura aretina ma loro stessi saranno agevolati dall'archiviare casi come questo in cui non era possibile fare una 'ragionevole previsione di condanna'” Fanfani aggiunge: “È emersa una verità scontata, ossia che nel momento in cui Banca d'Italia nel dicembre 2013 impone a Banca Etruria di trovare altro istituto con cui fondersi, la obbliga, va da sé, ad accollarsi ingenti spese per advisor legali finanziari e industriali, le spese contestate dalla Procura. Una conclusione ovvia". Gli fa eco l’avvocato Giovanna Corrias Lucente, difensore di Claudio Salini: “Giustizia è stata fatta, del resto gli amministratori di Banca Etruria avevano seguito indicazioni precettive della Banca d’Italia che aveva monitorato il processo di aggregazione, considerato come unica soluzione alla crisi dell’Istituto”. L’avvocato di Pier Luigi Boschi, Gildo Ursini: "Abbiamo sempre creduto nell'attività della magistratura, penso sia l'ultimo proscioglimento per chi ha subito per tanti anni accuse per le quali è stato dichiarato non colpevole. Il padre della Boschi ha pagato in termini di sofferenza. Il fatto di portare quel nome penso abbia avuto conseguenze. Fortunatamente tutto si è concluso". Soddisfatti tutti i legali, tra cui Gaetano Viciconte e Alessandro Traversi che in una udienza mise il dito nella piaga della disparità di trattamento riservata da politica e istituzioni al Monte dei Paschi di Siena, salvato, rispetto a Bpel, fallita.
RISPARMIATORI PARTE CIVILE
Lorenza Calvanese esce sconfitta. Anzi no. Non si arrende neppure dopo la sentenza di assoluzione per tutti gli imputati del filone consulenze. “La storia di Banca Etruria rimarrà aperta fino alla Cassazione e tutto può ancora succedere”, dice la legale aretina che anche ieri, unica a parlare in aula, ha sostenuto con passione e argomenti le ragioni dei risparmiatori azzerati dalla risoluzione della banca, con investimenti in fumo (obbligazioni e azioni). Alcuni di loro erano alla Vela, in primis Angelo Caramazza, simbolo dei cittadini traditi dal sistema bancario. Lui ed altri hanno scritto ai presidenti di Camera e Senato, Fico e Casellati, e al presidente della Commissione parlamentare sulle banche, Ruocco, perché vengano desecretati gli atti. Chiedono piena trasparenza e verità. Via il riserbo da alcuni passaggi della vicenda dove tra politica, istituzioni e banca ci sarebbero stati contatti particolari. “Siamo sempre più perplessi” dichiara Lorenza Calvanese “per il tribunale di Arezzo non ci sono colpevoli e quindi non si riesce a capire come ha fatto a fallire questa banca... sembra che nessuno sia responsabile di nulla e a questo punto certi elementi di verità ce li attendiamo dal Parlamento: che tolga il segreto dalle carte della commissione d’inchiesta e poi vediamo.”
LA PROCURA
”Ci riserviamo di leggere le motivazioni per poi valutare l’eventuale ricorso in appello”. Poche parole e di prammatica. Il procuratore Roberto Rossi ha partecipato all’udienza in sostituzione del magistrato che aveva seguito il processo consulenze, Angela Masiello, applicata in appello a Firenze da qualche giorno. Assente anche Julia Maggiore, altro pm che ha seguito le vicende di Etruria, è toccato al capo scendere a sentire quella che per i più era una sentenza scontata. Se in tribunale è passato il concetto del “fatto non sussiste” per ipotesi ben più gravi, bancarotta fraudolenta, figurarsi se poteva fare presa la richiesta di condanne per la bancarotta semplice. Un reato che si prescrive in sette anni e mezzo. Quindi, fissando come paletto iniziale la dichiarazione di insolvenza di Bpel, 11 febbraio 2016, più un periodo di sospensione, l’ipotesi di reato evaporerà nel 2023. E i tempi per arrivare ad un processo di appello non sembra proprio che ci siano. Convinto delle ragioni dell’accusa sul processo principale, Rossi confida nell’appello contro le venti assoluzioni di ottobre decise dal collegio con presidente Gianni Fruganti e, a latere, la stessa Ada Grignani. Se ne parlerà in autunno.
Luca Serafini