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Arezzo, uccise il padre: giudice di sorveglianza nega a Ciriello di uscire dalla Rems dove è in misura di sicurezza

 Giacomo Ciriello con l'avvocato Stefano Del Corto

Luca Serafini
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Ha conseguito il diploma dopo aver superato l’esame di Stato da privatista, e per lui c’è già un posto di lavoro che lo attende nel suo paese, Lucignano. Ma Giacomo Ciriello secondo il giudice di sorveglianza di Firenze non è ancora pronto per uscire dalla Rems dove è sottoposto alla misura di sicurezza, in libertà vigilata. Era il 26 febbraio 2017, a Lucignano, quando Giacomo uccise il padre Raffaele, 51 anni, artigiano del ferro, con un colpo di fucile. A cena c’era stato un bisticcio: il figlio attese il rientro del genitore dal bar e fece fuoco. Il processo ha stabilito che per quel delitto il giovane non può essere condannato e rinchiuso in carcere, ma seguito e curato, perché era in preda ad un raptus, non era in grado di determinare le sue azioni. Fu una perizia a indicare la totale incapacità di intendere e di volere al momento del fatto (per un disturbo della personalità) sfociata così nell’assoluzione e nel percorso di recupero a Carmignano di Prato. A dicembre Giacomo Ciriello compirà 24 anni. L’8 luglio la commissione di esame per la Maturità del professionale di Foiano lo ha dichiarato maturo. Il 6 luglio si era tenuta l’udienza sul mantenimento o no della misura di sicurezza. A seguire il suo caso sono gli avvocati Stefano Del Corto (<CF1402>nella foto al processo</CF>) e Tommaso Ceccarini. Il giudice di sorveglianza ha preso atto dei progressi fatti dal giovane, documentati dalle relazioni, e in questi giorni ha deciso. Giacomo deve rimanere un altro anno nella Rems: non ci sarebbe ancora certezza che non sia ancora pericoloso per gli altri e per sé.