
Arezzo, Licio Gelli: scontro finale tra Stato ed eredi su Villa Wanda che il fisco si vuol prendere

Potessero parlare, i muri di Villa Wanda svelerebbero molti misteri della storia d’Italia. La super casa di Arezzo che fu dimora di Licio Gelli, sulla collina di Santa Maria delle Grazie, è in bilico nell’infinita disputa tra gli eredi - la vedova del Venerabile ed un nipote - e lo Stato. Il 13 dicembre è in programma a Firenze un’udienza che si preannuncia come decisiva.
L'Agenzia delle Entrate non si arrende alla sentenza emessa del giudice civile di Arezzo, Alessandra Guerrieri, nella primavera del 2019 dopo sei anni di battaglia legale: un pronunciamento che rende la villa non aggredibile da parte dello Stato per recuperare, almeno in parte, il debito milionario che i figli del defunto Venerabile hanno con l'erario. Al centro della causa c’è, appunto, l'atto di vendita di Villa Wanda dai figli dell’ex capo della P2 deceduto nel 2015, alla società Sator, che fa capo alla vedova di Licio, Gabriela Vasile, e al nipote Alessandro Marsili, figlio di Maria Rosa. Secondo lo Stato la cessione fu una simulazione, uno stratagemma per ingannare il fisco e rendere non aggredibile la casa. Per Sator, invece, si tratta di un'operazione immobiliare regolare e la sentenza di Arezzo dà ragione ai proprietari.
Resta ora da vedere cosa ne pensano i giudici fiorentini. Nel frattempo l’edificio, pur oggetto di lavori di manutenzione, non risulta né abitato né è stato possibile trarne frutto con operazioni di vendita di cui in passato si è sussurrato. Villa Wanda è anche sfuggita negli anni scorsi alla confisca legata alle “misure di prevenzione patrimoniale” previste dalla legge per i “soggetti dediti abitualmente a traffici delittuosi”, anche se morti. La sentenza del giudice Gianni Fruganti, confermata in appello, ha affermato che quando Licio Gelli comprò dalla famiglia di Mario Lebole la villa, non era gravato da nessuno dei procedimenti giudiziari successivi e non era “pericoloso”.
Pertanto la casa non può essere requisita. Gelli acquistò nel 1968 per 12 milioni di lire la splendida costruzione da Carla Giannotti, moglie di Mario Lebole. A cavallo tra 1991 e 1992 l'ex capo della loggia massonica P2 ha poi ceduto la villa alla Vali srl dei figli Raffaello, Maurizio, Maria Rosa, e da questa società l'immobile nel giugno 2007 è passato alla Sator srl, costituita un mese prima, con soci Alessandro Marsili e Gabriela Vasile. Un escamotage, secondo l’accusa, per sottrarla alla ganascia del fisco dopo che, grazie al testamento trovato a Gelli quando fu arrestato a Cannes nel 1998, era stato ricostruito un patrimonio non dichiarato.
Per l’erario, il Venerabile aveva un conto in sospeso da 6 milioni e 247mila euro; Maurizio 9 milioni e 996 mila euro; Maria Rosa un milione e mezzo, Raffaello 500 mila euro. Questione non risolta con l'Agenzia delle Entrate che ha così chiesto la revocatoria dell'ultimo atto di vendita della villa. La mancata trascrizione dell’atto di cessione, sub judice, rende impraticabile al momento ogni iniziativa immobiliare. In campo, per gli eredi, gli avvocati Alfredo Niro, Loriano Maccari, Gian Luca Castigli, Riccardo Scandurra.