
Arezzo, dopo il furto da film gli orafi tremano. Idee di difesa e richiesta di protezione

Chi lavora l’oro non può mai stare sereno ma ci sono momenti come questo in cui si trema di più del solito. L’assalto da film alla Jessica Jewels di Ponticino - mezzo milione di refurtiva (ma il titolare non conferma) più i danni e un senso generale di impotenza - ripropone il tema sicurezza. “Dobbiamo prima di tutto stare uniti, tenere la guardia altissima e chiedere alle istituzioni una protezione maggiore” dice Giordana Giordini, industriale del settore, presidente della Consulta dei produttori orafi aretini. “Abbiamo assistito ad un upgrade della criminalità, con questo assalto pianificato e realizzato da professionisti” prosegue Giordini “il momento è delicato e ritengo che il modello applicato dalla nostra azienda e da altre a Pieve al Toppo, possa essere seguito: oltre alla vigilanza classica, che passa periodicamente, c’è una postazione fissa, una macchina con gli agenti che funziona da presidio durante la notte”.
Una forma di tutela che ha evidentemente costi importanti. “Certo, ed è vero che per guadagnare occorre abbattere i costi ma sulla sicurezza merita riflettere e investire, dividendosi le spese”.
Poi però la sicurezza è materia che le istituzioni devono assicurare, prosegue l’imprenditrice: “Un appello va fatto alle autorità, alle istituzioni e alle forze dell’ordine” aggiunge Giordana Giordini “perché devono proteggerci, informarci, starci vicino. Una realtà come Arezzo meriterebbe senz’altro un maggior numero di forze in campo, è molto di più di un centro da 100 mila abitanti, questa è una città speciale per il distretto orafo che le ruota intorno”.
Il maxi furto fa sobbalzare, si teme che possano ripetersi azioni analoghe. Ma come in passato il fenomeno si può fronteggiare e battere, sostiene la presidente della consulta orafa. “Preziosa è ogni forma di comunicazione tra di noi, come chat, gruppi whatsapp, per darsi subito un cenno, far circolare segnalazioni. Pare che da una settimana nella zona di Ponticino siano state viste persone che, travestite da operai dell’Enel, probabilmente studiavano il colpo”.
Luca Parrini, degli orafi di Confartigianato, riflette: “Ciò a cui assistiamo fa parte dei rischi del nostro lavoro, occorre tutelarsi: il consiglio che do ai miei colleghi è di stare attenti alla sicurezza passiva, curare gli impianti di allarme, la videosorveglianza interna ed esterna, che è determinante per le indagini, e un occhio di riguardo al tema delle assicurazioni di cui ci accorgiamo quando c’è bisogno. L’invito è di non guardare solo l’ultima pagina, il premio assicurativo, ma essere sempre coperti per il carico economico che abbiamo in azienda. Certo, di fronte ad azioni come quella dell’altra notte a Ponticino dove i canoni di sicurezza erano elevati, viene da pensare che quando vogliono farlo, il colpo lo fanno comunque, ma questo non significa che non dobbiamo fare di tutto per la deterrenza”.
Da inizio anno sarebbe il terzo episodio in provincia. Nel 2022 aveva suscitato terrore la maxi rapina con la tecnica del sequestro di persona: pistola puntata e cassaforte da far aprire.
Mauro Benvenuto, degli orafi di Cna: “Voglio esprimere solidarietà ai titolari dell’azienda presa di mira. E’ dura quando capita una cosa del genere. La città di Arezzo è il maggior centro produttore di oreficeria al mondo, quindi ci sarebbe bisogno di maggior protezione. Andare a lavorare con le difficoltà imprenditoriali che ci sono, pesanti, perché oggi non è facile portare avanti le imprese, ed essere anche soggetti al rischio di furti, rapine, aggressioni, diventa un vero e proprio dramma”.
Il barometro della sicurezza nel distretto orafo segna tempesta, per l’andamento del settore invece è bel tempo: dopo l’ottimo 2022 anche il 2023 porta soddisfazioni negli affari. La fiera di Vicenza è stata un bel trampolino, in giro c’è già attesa per OroArezzo (13/16 maggio) mentre gli affari girano bene. Occhi spalancati.
LE INDAGINI
Si aggirerebbe intorno a mezzo milione di euro - non ci sono conferme ufficiali - il valore del metallo lavorato, oro e argento, portato via dagli audaci ed esperti ladri entrati in azione alla Jessica Jewels di Ponticino. La denuncia dei titolari della ditta orafa è stata formalizzata ieri a distanza di un giorno dal colpo: non è stato facile ricostruire l’entità del bottino, legata ai vari movimenti effettuati dall’azienda servendosi della cassaforte dedicata al “pronto”. Un forziere sul quale i malviventi si sono concentrati facendolo saltare con esplosivo. Introdotto gas (acetilene) all’interno, hanno realizzato la deflagrazione che ha sventrato il contenitore da 80 quintali ed hanno fatto man bassa. Il furto alla Jessica, 84 dipendenti, è stato messo a segno intorno alle 3 della notte tra giovedì e venerdì. Un furto in grande stile che ha ricordato quello dell’8 marzo 2011 alla Salp di Poggio Bagnoli dove venne utilizzato il caterpillar per abbattere la parete della ditta. In questo caso l’incursione ha visto i ladri scardinare il cancello del piazzale e poi sfondare il portone metallico con una Lancia Y rubata in zona. Poi l’esplosione. Tutto fulmineo, con le due strade di accesso bloccate da tronchi di piante abbattute precedentemente con la motosega. Mascherati con passamontagna, vestiti di scuro, i malviventi sono poi scappati a piedi con i sacchi pieni di gioielli (perdendo parte della refurtiva) fino a raggiungere, dopo 700 metri tra campi e bosco, una piazzola dell’A1. Recisa la recinzione, sono saliti di un’auto che li attendeva. Tutto calcolato dal commando, forse 5 persone. Le indagini sono condotte dai carabinieri della Compagnia di Arezzo. Al bottino vanno poi aggiunti gli ingenti danni alle strutture e ai macchinari provocati dalla violenta incursione dei ladri. L’amministratore Marco Benedetti, che non conferma il valore della refurtiva: “Un duro colpo, ma stringiamo i denti e andiamo avanti. Non ci siamo fermati neanche venerdì. Ringrazio il personale, i collaboratori. Sono momenti difficili dove un imprenditore stringe i denti e guarda oltre, per la passione per il lavoro e la responsabilità sociale”.
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