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Arezzo, Francesco Sarri racconta la sua esperienza a Hollywood come hairstylist

Luca Serafini
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Mentre quelli della sua età giocavano a pallone nei campetti di Arezzo lui pettinava le bambole. Nel senso letterale dell’espressione.
Oggi Francesco Sarri, 24 anni, è un parrucchiere virtuoso e con il suo estro ha partecipato alla magica notte degli Oscar tra le stelle di Hollywood. Sì, Francesco ha curato l’acconciatura di Nan (Nancy) Goldin, fotografa statunitense e attivista, donna di grande carisma, alla quale è dedicato il documentario che ha vinto il Leone d’Oro a Venezia e che era in gara.

Sarri, com’è andata?

Una notte straordinaria, indimenticabile. Un’esperienza fantastica che porterò per sempre con me. Il documentario All the Beauty and the Bloodshed dedicato a Nan, realizzato da Laura Poitras, non ha vinto ma la sua vittoria l’ha già avuta. Una storia unica, tra fotografia e impegno sociale, quella di Nan: l’impegno per la causa lgtbq, la battaglia contro la casa farmaceutica che utilizza oppiacei creando dipendenza in chi li assume e tutto quello che lei fa.

Da Arezzo a Milano, parrucchiere di talento. Ma Hollywood è un’altra cosa: le tremavano le mani?

Direi di no, ho lavorato all’acconciatura con concentrazione e cura. Casomai ero preoccupato perché una volta finita la preparazione c’era un intervallo di tempo un po’ lungo e temevo che potesse capitare qualche inconveniente, che magari saltasse una forcella... Insomma, un po’ d’ansia c’è stata. Ma è andato tutto perfettamente ok”.  

 Calcare la stessa scena dei divi, che sensazione fa?

“Sul red carpet non sono potuto andare, agli operatori del makeup e dei capelli non è consentito, ma qui come ti muovi sei tra le stelle del cinema e si respira un’atmosfera magica”.

Come ha fatto ad arrivarci?

Parto dall’inizio?

Si.

Già da bambino mi piaceva pettinare le bambole. Magari mi nascondevo dietro alle tende per non farmi vedere. Sì, preferivo quel gioco agli altri.

E crescendo ha sviluppato l’arte.

Sì, con mia mamma che è stata la “cavia” e la musa ispiratrice con grande pazienza e disponibilità. Mi piaceva tantissimo la trasformazione, il cambio dell’aspetto della persona in base a movimenti e tocchi sulla capigliatura. Trasportare le persone da un mondo immaginario ad un altro servendomi di pettine, spazzola, forbici. E mi intrigava, crescendo, il dietro le quinte degli spettacoli. Fondamentale il concerto di Miley Cyrus: ero affascinato da come in pochissimi istanti le facessero cambiare look. Insomma giorno dopo giorno ho capito che la mia strada era quella”.

Gli studi?

Liceo scientifico linguistico. Perfetto. Ottima preparazione. Poi mi ero anche iscritto all’Università, lingue, ma ho abbandonato per dedicarmi totalmente alla professione. Anche se ho proseguito corsi di lingua perché è fondamentale nel mio settore.

La svolta?

Ho frequentato l’accademia Erreffe ad Arezzo poi ho partecipato ad un concorso de L’Oréal, United pro future, e sono arrivato tra i finalisti. Poco alla volta mi si è aperto un mondo. Decisivo l’incontro con Roberto D’Antonio, che è il mio boss, ed ha un salone a Roma punto di ritrovo di vip e celebrities. Grazie a lui sono arrivato a Milano, dove lavoro all’Hotel Bulgari.

Nello specifico?

“Le fashion week, le acconciature per le celebrità, gli shooting, e poi il mondo del cinema, a Cannes e a Venezia”.

Dove ha incrociato la Goldin...

Sì, una signora speciale. Dovevo curare la sua acconciatura e questo è avvenuto in un contesto reso straordinario dalla vittoria del Leone d’oro per il documentario su di lei. Così, settimane fa una sua assistente mi ha chiamato dicendomi di andare a Los Angeles per la notte degli Oscar al Dolby Theatre. Non mi sembrava vero. Un sogno. La dimostrazione che bisogna crederci, anche agli obiettivi più ambiziosi. Ed eccomi qui.

Il ritorno in Italia?

Mercoledì (domani ndr). Vado a Milano. Il lavoro mi aspetta.

Quali teste famose ha curato ultimamente?

Anastasia Beverly Hills, Carolina Crescentini, Denise Capezza, Kyra Kennedy, Gabrielle Caunesil, Beatrice Bulgari, Ivana Mrazova.

Arezzo?

Torno almeno una volta al mese per ricaricarmi e respirare l’aria di casa.

La famiglia?

La mia roccia. I miei genitori e i miei nonni sono stati fondamentali. Babbo Maurizio e mamma Lucia non mi hanno mai precluso nessuna strada e mi sostengono in ogni avventura. Loro nel lavoro fanno tutt’altro, nel campo dell’elettronica. Nulla a che vedere con le acconciature. E poi sono legatissimo ai miei meravigliosi cugini. 

Aretino di dove?

Saione.

Quindi fede giostresca gialloblù?

Evviva Santo Spirito.

Gli amaranto?

Ehm, come dicevo, io il calcio lo seguo poco, da piccolo pettinavo le bambole. Le rubavo alle mie cugine...
Dai capelli delle bambole a quelle delle celebrità, il sogno per Francesco Sarri si è avverato.