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Arezzo, Mariano da Quattro Ristoranti all'appello web: "Aiutatemi a risanare i conti o chiudo il locale"

Luca Serafini
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Tre anni fa ebbe grande visibilità nel programma televisivo Quattro Ristoranti condotto da Alessandro Borghese. Oggi Mariano Scognamiglio lancia un accorato appello in Rete: chiede aiuti economici su GoFundMe per scongiurare la chiusura del suo locale appesantito dai debiti. 
Sì, il ristorante di Mariano di via Vittorio Veneto ad Arezzo è in grave difficoltà: ha iniziato a perdere quota proprio dopo quella trasmissione per una serie di motivi.

Mariano, cosa succede?

Dal periodo Covid quando ci fu lo stop il locale non si è ripreso, i clienti sono calati. I conti non tornano e così ho lanciato un sos. Una richiesta di aiuto. Se qualcuno tende la mano bene, altrimenti pazienza ma confido nella solidarietà e nell’umanità. Così come sosteniamo, giustamente, terremotati e profughi, penso che anche noi italiani meritiamo considerazione.

Ci spieghi.

Ho aperto il ristorante nel 2009 con amore e passione, investendoci. Le cose funzionavano bene, con clienti aretini e di fuori. Cucina apprezzata, un bel giro.

Poi c’è stata la trasmissione televisiva su Sky dove è arrivato secondo.

La gente si è fatta di me un’immagine negativa. Dei quattro giorni di riprese, l’inevitabile sintesi televisiva di 40 minuti ha restituito di me un’impressione non reale, eccessivamente negativa sulla base di certe cose pronunciate: risultavo puntiglioso, critico ma non si vedeva il prima. Poi c’è stato il bacio.

Il bacio tra lei e il suo compagno Gianfranco, che la affianca nel locale.

Sì. Il pregiudizio ha preso il sopravvento. Il gesto affettuoso ha suscitato indignazione. Ritengo di essere stato marginalizzato per questo. Amo questa città, rispetto gli aretini, ma se i clienti rimasti sono quasi tutti di fuori e non della città, ne deduco che il mio essere gay incide su questo allontanamento.

Ebbe anche telefonate offensive.

Sì, gli inquirenti risalirono ad un ragazzo, minorenne, di buona famiglia. Credo che il procedimento sia ancora aperto al tribunale dei minori. Non ho mai ricevuto scuse né da lui né dalla famiglia. E a riprova di un certo clima, tra i commenti alla mia iniziativa di crowdfunding non sono mancate espressioni pesanti tipo: “quel fr... di m... che c’entra con Arezzo?”  

 Riesce a mantenersi con il ristorante?

No. Tant’è vero che sono tornato a fare il lavoro di prima: sono laureato in informatica e insegno tecnologia meccanica come supplente in una scuola superiore della provincia di Arezzo. Un impegno che assorbe molto, ben oltre le ore di lezione, tra incontri e riunioni. Il ristorante, 30 coperti, è aperto il fine settimana.

Non si attribuisce responsabilità nel calo di presenze?

Non sono presuntuoso ma direi di no. La qualità della mia cucina è migliorata, in caso, non certo peggiorata. I prezzi sono ragionevoli non li ho cambiati. Chi mangia da me esce soddisfatto.

Come si è creato il debito?

Il periodo Covid è stato pesante e gli aiuti dello Stato alla fine non sono risultati una soluzione. Ad esempio i versamenti Inps che furono stoppati, ci sono stati richiesti tutti insieme successivamente. la rottamazione mi pare inefficace. Sono saliti i costi delle materie, per non dire delle bollette astronomiche come i 1.200 euro arrivati giorni fa per il gas. Questo, unito ai minori incassi, ha creato il problema.

Non è una pretesa chiedere aiuto per rimediare ai conti in rosso?

Ci ho pensato molto prima di fare questa iniziativa. Prima di sottopormi a questo nuovo giudizio sulla mia persona. Alla fine ho deciso di espormi, consapevole delle possibili conseguenze nel mettere in piazza la propria vita. Ma sono una persona onesta, credo di aver dato un contributo a questa città con il mio lavoro, la mia attività, la mia passione. Un locale è comunque patrimonio di una comunità, genera reddito, rende vitale un luogo. Quindi, superando ogni vergogna, ho rotto gli indugi e dico apertamente, mettendoci la faccia: aiutatemi a non chiudere il locale. Non è una pretesa, ma una domanda. Del resto la mia vita si muove tra scuola, casa, ristorante: non ho piscine, yacht, patrimoni. Desidero solo avere una nuova chance per portare avanti il progetto in cui ho creduto, qui ad Arezzo.

Chi l’aiuta nella ristorazione?

Il mio compagno e il mio cognato.

I suoi piatti più richiesti?

I clienti amano lo stinco alla birra e impazziscono per il filetto alla Voronoff, con salse particolari: sono venuti anche dall’Australia per mangiarlo. E poi i piatti medievali introdotti con Quattro Ristoranti: l’arista e la zuppa.

Con i colleghi di quella trasmissione vi siete rivisti? Che rapporti ci sono?

“Buoni. Sono stato a mangiare nei loro locali. Loro lavorano, io ora no e prima del programma sì. La risposta che mi do porta alla conclusione che ha influito, in città, il fatto della mia omosessualità.

Quel bacio al compagno davanti alle telecamere lo ridarebbe?

No. Per come è andata, non lo ridarei. Devo vivere e invece si è complicato tutto.

Con questo appello per salvare il locale vi siete dati una tempistica?

Fino all’estate.

Rilanci il suo messaggio.

Chiedere aiuto non è umiliante ma è credere ancora nell’umanità, credere ancora nella solidarietà e pensare che il mio problema potrebbe essere tranquillamente quello di un altro.

Ci spera?

Prendo quello che viene. Sono con la coscienza a posto. Gli ultimi venti anni li ho trascorsi accudendo insieme al mio compagno di vita, i nostri genitori anziani e malati. L’attività in proprio, il locale, ci consentiva di gestire i tempi e provvedere a tutto. Ci ho messo energia e sacrificio. Credo di aver svolto un servizio negli anni, poi è cambiato tutto. Ad Arezzo non è stato apprezzato il fatto che siamo una coppia di uomini. Lo stop con il Covid e la drastica riduzione di clienti ci hanno messo in ginocchio. Aiutateci a rimetterci in piedi e a non chiudere una attività di 14 anni. Aiutateci a metterci in pari prima che lo Stato o la banca si prendano tutto.