
Arezzo, scuola devastata per vendetta da due studenti espulsi: così le indagini

I segni delle ferite ancora sulle mani e le chiavi in tasca della segreteria. Indagine lampo dei carabinieri della Compagnia di Sansepolcro che ha portato all’identificazione e alla denuncia degli autori dell’atto di vandalismo ai danni dell’istituto Fanfani Camaiti di Pieve Santo Stefano: danni a lavagne multimediali, computer e arredi. Sono due alunni, residenti ad Arezzo e nel Comune di Pontassieve in provincia di Firenze, che erano stati espulsi il giorno prima per atteggiamenti incompatibili con la vita convittuale: entrambi di origine straniera (Est e America del Sud), minorenne quello che abita nel Fiorentino.
Sono stati denunciati dai carabinieri per danneggiamento in concorso, ma uno di loro - l’aretino - anche per porto abusivo di armi: aveva addosso un coltello da punta e taglio, tipo quelli utilizzati dai subacquei, utilizzato per compiere la devastazione.
Un cerchio che ben presto si è stretto, dopo che i militari dell’Arma guidati dal capitano Carmine Feola avevano raccolto la mattina stessa di venerdì le testimonianze di docenti e personale scolastico. La prima cosa, infatti, è stato cercare di capire se ci fossero studenti o ex studenti che avessero dei risentimenti o problemi di qualunque tipo verso la scuola: la cosa subito emersa, infatti, è stata la conoscenza minuziosa dell’edificio poiché per entrare all’interno sono state scelte proprio le finestre delle aule prive di impianto d’allarme. Scattato solamente nel momento in cui i vandali hanno raggiunto i locali della segreteria.
I carabinieri, quindi, hanno svolto poi i rilievi tecnici isolando le impronte digitali lasciate ovunque dai vandali e alcune tracce di sangue, ma anche ad analizzare alcuni profili social dove sarebbero apparse immagini della notte brava (la foto di un soggetto incappucciato nella scuola, postata alle 1.40).
Una chiave di volta, quindi, che ha portato ben presto gli inquirenti ad andare dritti nei confronti di alcuni soggetti: i segni, una volta fermati il pomeriggio stesso, erano inequivocabili; le mani avevano delle evidenti ferite da taglio, riconducibili proprio ai pugni scagliati contro le LIM. (...)
Servizio completo sul Corriere di Arezzo di domenica 19 marzo.