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Le vedove dell'Archivio di Stato a Mattarella: "Presidente non ci dimentichi"

Francesca Muzzi
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Una lettera delicata scritta a quattro mani e consegnata a quelle del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella dalla vice presidente della Regione, Lucia De Robertis. Porta la firma di Anna Bagni e Monica Bruni le vedove di Filippo e Piero morti all'Archivio di Stato nel settembre del 2018. Sul foglio bianco ci sono parole che arrivano dal cuore rivolte alla più alta carica dello Stato “un uomo di una grande sensibilità”, sottolinea Monica Bruni. E' stata lei a volere che la vice presidente Lucia De Robertis la consegnasse al presidente. “Ci conosciamo da tempo”, sottolinea “ha fatto da tramite, importante, affinché la nostra missiva arrivasse al presidente”. Il contenuto è quasi un appello o se vogliamo una richiesta, una preghiera. “Abbiamo scritto al presidente chiedendo di non abbandonarci - dice Monica - Gli abbiamo chiesto che non ci dimentichi. Sappiamo che il presidente ha tante altre situazioni a cui pensare, ma vorremmo che i nostri mariti, le nostre famiglie non fossero dimenticati”. “Questo abbiamo scritto nella missiva consegnata martedì scorso a Mattarella. Una persona particolarmente sensibile a queste situazioni. Solo questo chiediamo. La memoria dei nostri mariti, i diritti per i nostri figli. E' stata una tragedia per tutti. Vogliamo, vorremmo che l'Italia tutta non si dimentichi di Piero e Filippo morti durante il loro lavoro”. Dal presidente della Repubblica, considerati i tempi, ancora nessuna risposta, ma per Anna e Monica, è stato comunque importante averla consegnata. Importante che adesso sia nelle mani di Mattarella. “Sappiamo che quando il tempo passa, la gente dimentica, assorbita dalla propria vita. Il timore è questo, che la nostra storia, la nostra tragedia venga dimenticata”, continua Monica. “Ecco il motivo del nostro gesto. Nessuna polemica, sia ben chiaro solo una preghiera. Lo dobbiamo ai nostri mariti”. Piero Bruni e Filippo Bagni morirono il 20 settembre 2018. La tragedia in pochissimi minuti. I dipendenti che entrano in Archivio e dopo poco scatta l'allarme. A rilevarlo fu la centralina al primo piano, che poi risulterà difettosa. Gli impiegati Bruni e Bagni tentarono di bloccare l'allarme ma non ci riuscirono. Il centralinista sentì un grosso soffio come un'uscita d'aria ad alta pressione. “Deve essere partita una bombola”, dissero in Archivio. Poi la tragedia. Le telecamere riprendono una nuvola che dal piano interrato raggiunge il pian terreno e si dissolve. Il centralinista telefona alla ditta della manutenzione dell'impianto. Bagni e Bruni prendono le chiavi per scendere al piano interrato. Bruni si affaccia sul pianerottolo del primo piano, scende al piano terra e poi risale, quindi torna giù con Bagni. Bruni e Bagni, senza protezione scendono verso il deposito bombole. Non risaliranno. Da quel giorno due famiglie vivono una vita che non è più la stessa.