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Arezzo, verso la riaperture delle chiese: ostia con i guanti, gel e doppi turni

Don Giovanni Ferrari

Francesca Muzzi
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Dall'Orciolaia a Staggiano passando per il Giotto e arrivando fino a Creti nel Cortonese. Le chiese cittadine e quelle della periferia, si stanno attrezzando per la riapertura ai fedeli. Lunedì 18 maggio dopo due mesi di dirette facebook, i fedeli potranno tornare ad assistere dal vivo. Ma non troppi e non tutti. In questi giorni che precedono la riapertura molti parroci hanno cominciato a misurare la capienza delle proprie chiese. Come don Cristoforo dell'Orciolaia che con il metro in mano ha calcolato quante persone entrano nella chiesa. “Circa un centinaio - dice - mantenendo tutti a distanza di sicurezza. Non vediamo l'ora di accogliere e riabbracciare, virtualmente s'intende, i nostri fedeli che ci sono mancati tanto”. Prende le misure e sta organizzando il gruppo di volontari che “dirigerà” i fedeli all'entrata e all'uscita dalla chiesa, don Giovanni Ferrari il parroco del Giotto. “Abbiamo la fortuna di avere una chiesa molto grande - dice - con le entrate e le uscite. Quindi i fedeli entreranno da un portone e usciranno da un altro. Aiutati da un gruppo di volontari. Saranno disposte anche le panche in modo da rispettare le distanze di sicurezza che è ciò che dobbiamo dare ai nostri fedeli. Cioè sicurezza. Io tra l'altro sono di Bergamo - spiega don Giovanni - e proprio domenica scorsa un mio amico di lassù mi diceva che si continua a morire. Riapriamo, ma con prudenza e rispettando tutte le regole che ci ha dato il nostro vescovo”. Sarà obbligatorio tenere i guanti per dare la Comunione: “Ho già provveduto all'acquisto di guanti sterili”, dice don Giovanni. Ma c'è anche chi ha qualche dubbio per l'utilizzo dei guanti. Don Adriano Ralli che già da due settimane ha segnato i posti a sedere sulle panche con le “x”, è un po' scettico sull'utilizzo. “Mi chiedo, se li dobbiamo tenere anche durante la messa, oppure solo quando diamo la Comunione. C'è comunque il rischio che con i guanti si possa afferrare più di un'ostia. Se però queste sono le regole bisogna rispettarle”. Le chiese che lui gestisce: Castiglion Fibocchi, Meliciano, Gello, Casavecchia e Pieve San Giovanni, in questi giorni sono state tutte pulite “è un lavoro grosso, ma bisogna essere pronti per la prossima settimana”. C'è chi invece ha pensato di aprirne solo una di chiese. E' don Giovanni Tanganelli il parroco di Creti, Fratticciola e Ronzano. “Tenere aperte tre chiese - sottolinea - significa poi sanificarle. Invece, per ora, l'ipotesi è quella di aprire solo una chiesa, magari quella della Fratticciola e fare dei doppi turni. La chiesa ha un bel piazzale all'esterno. Ci attrezzeremo con microfoni esterni, perché più di tanti fedeli non possono stare dentro. Quindi possiamo pensare di dire la messa in due turni”. La messa all'aperto è anche una soluzione che adotterà padre Giovanni Martini il parroco di Staggiano e San Firenze. Domenica 24 maggio ha deciso infatti di celebrare sul piazzale dell'oratorio. “Il resto della settimana - dice padre Giovanni - non abbiamo una grande ressa e quindi possiamo stare in chiesa”. Anche nelle due parrocchie si stanno attrezzando per segnare le panche e i posti che possono essere occupati. E anche per padre Giovanni l'ostia con i guanti diventa un problema, soprattutto per reperire i guanti. Ma non è escluso che ci sia una scappatoia a patto che le mani del sacerdote non vengano a contatto con il viso o le mani dei fedeli. Infine la febbre. Visto che non è obbligatorio l'uso del termometro all'ingresso, molti parroci raccomandano: “Misuratevi la febbre prima di venire in chiesa. E se ce l'avete a più di 37.5, state a casa”.