
Mancini e Cappietti, processo flop: si riparte da Arezzo
I giudici fiorentini che nel 2008 spedirono in cella Piero Mancini, allora presidente dell'Arezzo e imprenditore di successo, e Giovanni Cappietti, insieme ad un'altra decina di persone, non avevano competenza sul caso: spettava invece al tribunale di Arezzo occuparsi della presunta associazione a delinquere finalizzata alle truffe telematiche con i numeri 899. A questa conclusione si è arrivati soltanto oggi, mercoledì 28 gennaio 2015, a sei anni e mezzo dai fatti che per Mancini segnarono l'inizio dei guai culminati nella messa in amministrazione straordinaria del suo impero, la Ciet. Si è infatti svolta a Firenze dopo lunghissima incubazione, davanti al gup David Monti, l'udienza preliminare (!) per la vicenda Flynet. Ed è emerso che trattandosi di un fascicolo del 2007, non poteva essere applicata la disposizione che affida i reati di questo genere alla procura della Direzione distrettuale. Quindi il processo è stato azzerato e i faldoni per competenza arriveranno ad Arezzo dove tutto deve ricominciare quasi da capo. Mentre i tempi della prescrizione sono dietro l'angolo. E' stato l'avvocato Luca Fanfani con una eccezione a mandare in tilt il procedimento penale che quindi non si reggeva su basi solide. L'inchiesta riguardava gli inganni telefonici e con le connessioni a internet: inconsapevolmente gli utenti venivano veicolati su numeri ad alto valore aggiunto, i premium. Da questo giochetto (del quale secondo le difese Mancini e Cappietti non erano a conoscenza) a trarne beneficiio erano soprattutto le società cui erano affidati i servizi. L'inchiesta all'epoca fece molto rumore. Uno degli arrestati si tolse la vita in carcere. La procura distrettuale si riteneva titolare del caso avendo anche contestato il riciclaggio a favore di una associazione mafiosa, ma un paio di anni dopo emerse l'infondatezza di tale ipotesi. Il resto è andato avanti fino ad oggi sul binario sbagliato. Tutto ripartirà da Arezzo.