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Orafi arrestati, al telefono lingotti chiamati "orologi" o "maiale" (escort)

Luca Serafini
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Orafi arrestati per riciclaggio di oro rubato nelle case e fuso per non essere più tracciabile: spuntano curiosità dalle intercettazioni. Nei colloqui tra i due imprenditori di Viareggio e i due di Arezzo (tutti finiti in carcere) i lingotti e i chili venivano chiamati "orologi" oppure "maiale", inteso come escort. Nomi in codice. Dopo le telefonate seguivano gli appuntamenti per lo scambio del metallo e i soldi in contanti, decine di migliaia di euro racchiusi in comuni buste dell'Esselunga, sul parcheggio sopraelevato di via Newton o all'incrocio tra via Einstein e via Lumiere. Le cimici riprendevano gli orafi mentre si accordavano sul prezzo in base a purezza e quotazione del giorno. I due aretini (Giorgio B. e Roberto M., 59 e 46 anni) sono stati interrogati e i loro avvocati hanno chiesto la scarcerazione. Nell'ordinanza del gip di Lucca sono definiti pericolosi, capaci di ripetere i reati, abili. Rispetto alla maxi inchiesta con 44 indagati (tra cui altri due aretini) si difendono sostenendo che non erano a conoscenza che l'oro fosse provento di furti in appartamento: commessi da nomadi rom e sinti che cedevano i monili ai compro oro, tutt'al più si tratterebbe di operazioni irregolari dal punto di vista tributario. Si attende la decisione del giudice sulle misure alternative. ARTICOLO SUL CORRIERE DI AREZZO IN EDICOLA E ON LINE DEL 9 DICEMBRE