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Resurrezione di Piero della Francesca: via al restauro

Davide Gambacci
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Un grazie, seguito da un lungo applauso. Riavvolgiamo il nastro e partiamo dall'inizio: è stata una grande giornata di festa, quella di ieri al Museo Civico di Sansepolcro, dove è stato presentato il progetto di restauro della Resurrezione di Piero della Francesca. Un capolavoro del Rinascimento, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo proprio per il suo splendore: ora, però, sarà interessato da un lungo lavoro di restauro che durerà circa 18 mesi. Tutto ciò è stato possibile grazie all'importante donazione da parte del mecenate della situazione, il dottor Aldo Osti, attualmente residente in Svizzera con un passato dirigenziale nello stabilimento Buitoni di Sansepolcro, all'interno del reparto in cui venivano studiati i nuovi prodotti. Nella città biturgense, il dottor Osti fu molto attivo anche come politico nelle file del Psi; successivamente, si trasferì alla Saiwa di Genova. Una domanda scontata: qual è stato il motivo che l'ha spinta a finanziare il restauro di tale opera? “Oltre alle prospettive e al valore pittorico dell'opera d'arte – spiega Osti – secondo me nella Resurrezione è presente anche un messaggio che non so fino a che punto sia raccolto; le guardie dormono e anche noi dormiamo. Nel contempo, mi auguro che possiamo svegliarci: un messaggio che dal mio punto vista è anche molto attuale. Sono enormi le emozioni che un'opera come questa è in grado di suscitare: la Resurrezione rappresenta un capolavoro che è parte della nostra cultura occidentale e che parla a noi italiani, che parla all'uomo. Da italiano, sento la responsabilità di preservarlo perché ne fruiscano le generazioni future”. Dunque, pubblico e privato per una volta si aiutano in maniera eccezionale per un capolavoro indiscusso. “Mi auguro che questo esempio possa essere seguito anche in altre situazioni – esordisce commosso il sindaco di Sansepolcro, Daniela Frullani – poiché in Italia abbiamo un bagaglio culturale enorme. Siamo profondamente grati al dottor Osti e la nostra comunità gli riserverà sempre un posto speciale per la sua generosità. Un'importante donazione che permetterà di intervenire - grazie anche al contributo comunale, del lavoro dei tecnici dell'Opificio delle Pietre Dure e della Soprintendenza – in quelle criticità che lo scorrere dei secoli ha inevitabilmente provocato all'opera”. Ma andiamo a sviscerare anche un po' di numeri: il Comune di Sansepolcro ha stanziato 40mila euro per i lavori di restauro, che si aggiungono ai 100mila messi a disposizione dal dottor Aldo Osti. “Stiamo parlando di un dipinto che è collocato su una parete costantemente monitorata da appositi sensori – aggiunge Agostino Bureca, Soprintendente di Arezzo – sulla superficie pittorica della Resurrezione sono state riscontrate micro cadute e in alcuni punti sollevamenti dell'intonaco: la presenza di una canna fumaria nel retro, poi, ha prodotto delle alterazioni del legante, oltre a segni preoccupanti del fenomeno noto come solfatazione della calce”. Durante l'intero periodo del restauro, l'affresco resterà comunque visibile al pubblico: il cantiere, che sarà allestito già da dicembre, prevede un ponteggio innovativo e funzionale che consentirà ai visitatori di seguire costantemente l'avanzamento dei lavori. “E' una giornata importante per quattro ragioni – sottolinea il sottosegretario ai Beni Culturali, Ilaria Borletti Buitoni – la prima perché si parla di una delle opere somme nella storia della pittura italiana; la seconda perché l'opera si chiama Resurrezione e mi pare che funga da auspicio per un intero paese che vuole risorgere anche attraverso la cultura; la terza per l'impegno di un privato cittadino in una donazione per il restauro, con la speranza che possa essere imitato e infine la quarta concerne Sansepolcro, città che ha investito e che crede nella cultura. Un esempio per tutta Italia”. Una testimonianza concreta del grande artista biturgense: un'opera che è stata in grado di “sopportare” terremoti, bombardamenti e tanto altro ancora. Uno su tutti è la vicenda legata al capitano inglese Antony Clarke, il quale nel 1944, ricordandosi che a Sansepolcro era presente la Resurrezione, evitò il bombardamento della città. Insomma, un Piero della Francesca eterno.