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Solidarietà e profughi di casa nostra

Michele Cucuzza
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E' sempre viva l'Italia solidale, oltre le polemiche politiche scoppiate a Milano dopo che il Comune di centrosinistra ha pubblicato un bando per le famiglie disposte a ospitare in casa uno straniero richiedente asilo. A queste andrebbero 350 euro al mese (400 se si dà ospitalità a più di un profugo per almeno sei mesi), provvedimento bollato dall'opposizione di centrodestra come “razzista al contrario”, discriminatorio nei confronti degli italiani in difficoltà. Non c'è stato solo il pranzo d'Epifania per 200 senzatetto, organizzato per mercoledì nello stesso capoluogo lombardo dai City Angels nell'albergo Principe di Savoia, uno dei più noti e lussuosi della città e dove, oltre a esponenti delle religioni cristiana, ebraica e musulmana, hanno servito a tavola tutti i potenziali candidati a sindaco della metropoli alle imminenti elezioni amministrative. In decine di città, da Salerno a Torino, da Bologna, a Napoli, alla Sicilia sono state organizzate - con la fattiva partecipazione di Caritas, della Comunità di Sant'Egidio e di altre organizzazioni di volontari - tavolate di beneficenza e distribuzioni di pacchi per famiglie bisognose, i loro bambini, persone sole e senzatetto. 6 gennaio a parte, malgrado le difficoltà di bilancio che accomunano tutte le amministrazioni, non ci si limita a iniziative poco più che simboliche, della durata di un solo giorno e non si lascia il campo esclusivamente ai volontari. Roma è stato il primo municipio ad attivare a fine anno una task-force per aiutare le persone senza fissa dimora: un'unità di strada con personale sanitario e dei servizi sociali in grado di operare per 5 settimane grazie ai risicati risparmi sul bilancio del decentramento amministrativo e che si spera possa essere successivamente finanziata direttamente dal Campidoglio. A Padova, dopo un braccio di ferro tra giunta e opposizione con tanto di occupazione del palazzo comunale, si è deciso che nell' asilo notturno organizzato dall'amministrazione troveranno posto anche senzatetto non residenti in città o senza documenti. Un orientamento seguito a Bari già da novembre: per individuare gli almeno 200 alloggi notturni necessari per i senzatetto, il comune ha pubblicato un bando come a Milano, precisando però che i ricoveri saranno destinati a italiani e stranieri. Senza voler fare una contabilità “di contrapposizione” , secondo le statistiche ufficiali le persone senza fissa dimora erano 50 mila a fine 2014: il 38% nel solo nord-ovest, il 58% immigrati, gli altri italiani finiti in strada per la perdita del lavoro o in seguito alla dissoluzione della famiglia. In questo difficile equilibrio di solidarietà e di sensibilità sociale che non può discriminare chi è comunque accomunato dal disagio, c'è tuttavia chi lamenta il rischio che finiscano “dimenticati” italiani precipitati di colpo nella crisi, come la famiglia cui dà voce Filippo Marra, consulente tecnico al Senato, e che risiede a Roncadelle, vicino a Brescia: “Una figlia di 16 anni, il marito lavorava in una concessionaria di auto, la moglie in una mensa. Le loro aziende hanno chiuso: rimasti senza soldi, sono stati sfrattati. Vivono in un camper avuto in prestito: sono passati tre mesi, nessuno dell'amministrazione si è preso carico di loro, neanche i servizi sociali. Non sono gli unici in queste condizioni nella zona. Quando si sono rivolti agli albergatori che ospitano gratuitamente gli immigrati grazie ai contributi dell'Unione europea - sottolinea Marra - gli è stato risposto che avrebbero dovuto pagare la camera a prezzo pieno. Occorre intervenire: bisogna dargli un alloggio e almeno un pasto caldo al giorno. Non c'è dubbio che chi fugge dalla guerra vive una situazione disastrosa e va aiutato. Non per questo dobbiamo trascurare i nostri connazionali, lasciandoli alla deriva, soli. Come profughi in casa nostra, sono alcune centinaia le famiglie italiane, lungo la penisola, in queste stesse condizioni . Aiutiamole”.