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L'istruzione senza confini

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Michele Cucuzza
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In piena emergenza profughi prende corpo un'iniziativa costruttiva destinata a rasserenare gli animi anche se inevitabilmente riservata a un numero ridotto di rifugiati: un'opportunità di studio gratuito a distanza, avviata in questi giorni dall'università telematica privata Uninettuno di Roma. Permetterà a 50 profughi in fuga dalla Siria di non interrompere gli studi, dovunque si trovino, malgrado l'abbandono forzato dei loro atenei finiti in vere e proprie zone di guerra. Potranno dare gli esami seguendo al computer le lezioni registrate nella loro lingua ma anche in inglese, francese e italiano e conseguire una laurea valida oltre che nel loro paese di origine anche in Italia e in tutta Europa, allo scopo di ottenere un lavoro qualificato all'estero o, si spera, quando sarà finita la guerra, a casa. Il primo a beneficiare di questa speciale borsa di studio, dall'incoraggiante titolo “Istruzione senza confini”, è stato Harout Marderossian, un insegnate originario di Aleppo, 30 anni, da quattro in Libano con moglie e figlio di due anni: vive e lavora a Beirut, dove ha ottenuto la status di rifugiato internazionale. Malgrado la laurea breve in chimica già conseguita in Siria, si è rimesso a studiare, con un pc, ingegneria informatica: “A Beirut - ha scritto ai docenti dell'università italiana - volevo proseguire la mia formazione, cercavo una qualificazione valida in Siria come in Europa: dove ottenere un impiego dipenderà dal futuro del mio paese ancora molto incerto. Quella delle lezioni a distanza mi è sembrata un'ottima possibilità. Attraverso Google ho individuato Uninettuno: farò gli esami nella sede dell'ambasciata italiana in Libano, una volta laureato spero di avviare una mia attività imprenditoriale”. A ideare per Harout e gli altri 49 colleghi che lo seguiranno il progetto di un'integrazione per immigrati e rifugiati attraverso la borsa di studio gratuita sono state tre organizzazioni attive nel nostro paese, le comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai), l'associazione dei medici di origine straniera (AMSI) e il movimento “Uniti per unire”, che hanno stretto gli accordi necessari con l'ateneo telematico Uninettuno. “La nostra università - sottolinea il rettore Maria Amata Garito - sta ultimando l'immatricolazione di altri rifugiati, in Germania e nel resto d'Europa. Ci auguriamo - aggiunge la professoressa - che il loro ingresso nel nostro ateneo sia un invito aperto a tanti altri profughi che hanno il diritto di formarsi, laurearsi e vivere la loro vita con coraggio e dignità”. L'ateneo telematico, che ha ormai 15 mila iscritti di 140 paesi del mondo, ha già dimostrato un particolare interesse sociale per l'area del Mediterraneo: d'intesa con il governo di Rabat, ha mandato in onda sulla tv nazionale del Marocco un “Non è mai troppo tardi” in versione araba, un corso di 150 ore per insegnare a leggere e a scrivere alla popolazione adulta analfabeta. “Siamo impegnati ormai da un decennio nella democratizzazione dell'accesso al sapere - spiega Garito - e questo vuol dire non soltanto consentire ai nostri studenti di seguire le lezioni universitarie di ingegneria, conservazione dei beni culturali, diritto internazionale, economia, psicologia e scienze della comunicazione via internet e in tv 24 ore su 24 ma pure garantire, unico ateneo telematico al mondo, la validità del nostro titolo di studio in Europa e in altri 11 paesi del Mediterraneo, nostri partner, dall'Algeria alla Tunisia all'Egitto, alla Giordania passando per l'Iraq e la Siria che pure vivono le gravi crisi che conosciamo. Altra opzione fondamentale, l'offerta linguistica: i nostri corsi sono realizzati, oltre che in italiano, inglese, francese anche in arabo, da docenti di lingua madre. Non dimentichiamo che, nella maggior parte dei casi, i rifugiati in Europa non riescono a ottenere titoli di studio di livello superiore proprio perché il livello di conoscenza della loro seconda lingua non glielo consente”.