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Arezzo, l'ex stabilimento Fontemura nel degrado. A marzo nuova asta

L'interno dello stabilimento Fontemura

Francesca Muzzi
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Mery Cornacchini, consigliere di maggioranza, posta le foto e scrive: “Sembra di stare a Chernobyl”. C'è di tutto nell'ex stabilimento dell'acqua Fontemura, su, verso la salita di Poti. “Amianto, tappi, bottiglie ancora piene di acqua”, elenca la Cornacchini. E' quasi deprimente entrare in quello che oggi è uno scheletro e che un tempo era un fiore all'occhiello dell'economia aretina. L'acqua Fontemura ha abbeverato le famiglie di tutta Italia fino al 2002 quando la società è stata dichiarata fallita. Da allora quello stabilimento dove ancora oggi campeggia la scritta Fontemura ne ha passate tante, ma mai nessuno ha rimesso in moto la fabbrica di acqua. Troppo costosa, quell'azienda costruita praticamente al contrario. Le sorgenti in basso, lo stabilimento in alto che doveva pompare l'acqua e poi riportarla giù a valle con i camion fatti appositamente arrivare per la salita di Poti. Quel capannone di 5mila metri quadrati, l'unico rimasto da vendere, perché negli anni terreni e case sono state divise in vari lotti, giace lì a ricordare quel periodo fiorente di Arezzo. L'ultima asta c'è stata lo scorso settembre. Prezzo base 400mila euro. Andata deserta. Il curatore fallimentare, dottor Fabio Tocci di Grosseto, a metà marzo ne ha fissata un'altra. Calerà ancora il prezzo 320mila euro. Intanto dentro c'è di tutto. ARTICOLO IN EDICOLA SUL CORRIERE IL 18 GENNAIO 2020 E ON LINE