
Il racconto: "Io migrante vivo così"
“Razzismo ad Arezzo? Non ne ho subìto. Forse anche perché il mio fisico mi aiuta”. Emmanuel ha 30 anni il prossimo 3 giugno e due bicipiti così. Merito dello sport. Pratica rugby e pugilato. Ed è solo una delle attività che ha intrapreso da quando è arrivato in Italia. Sulla nostra penisola ci è sbarcato con un gommone. Poi su fino ad Arezzo dove risiede anche la cugina. Prima in una casa di accoglienza a Camucia e poi inserito nel progetto Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Emmanuel lo incontriamo alla Cgil. E' venuto a portare la sua testimonianza da quando ha lasciato il Camerun ed è arrivato fino qua con un viaggio difficile. Parla bene l'italiano ed è anche molto loquace. Nella sede della Cgil che accoglie migranti e gente comune in religioso silenzio, c'è stato spazio anche per commentare le parole del sindaco di Castiglion Fiorentino: “I migranti chiedono la residenza, ma non vogliono lavorare”. Emmanuel risponde portando la sua esperienza: “La gente pensa che i migranti siano venuti qua per starsene a letto e guardare la tv. Non è così. Certo è che prima di entrare a lavorare bisogna fare anche tanta formazione. Al centro per l'impiego io incontro tantissimi stranieri che hanno voglia di lavorare e di fare”. Poi succederà come noi italiani: c'è chi un lavoro lo cerca davvero e chi invece fa solo finta. Emmanuel il lavoro lo divide con i corsi di formazione. Ne frequenta tanti, tantissimi. “Con la speranza che poi un giorno mi diano un lavoro vero”. SERVIZIO COMPLETO IN EDICOLA IL 24 MAGGIO