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Mauro Meschini: "Arezzo dovrebbe volersi più bene"

Marco Antonucci
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Un fiorentino così innamorato del Casentino  da decidere di viverci. Mauro Meschini è il candidato di Potere al Popolo nel collegio  uninominale  7 di Arezzo per la Camera.  Sposato, una figlia adolescente, 53 anni, lavora come assistente sociale occupandosi dell'accoglienza ai migranti. Alla professione unisce la  passione per il giornalismo - è una delle firme di Casentino 2000 - e la  politica. Quest'ultima, “dopo tutta la trafila nel Pci” come lui stesso la  definisce, passando per la Federazione giovanile, la svolta della Bolognina di Occhetto fino alla stagione di Romano Prodi, si interrompe proprio dopo  la caduta del governo del Professore. “Non mi sono più iscritto”. Da allora  il suo impegno lo porta nella galassia in continuo movimento della sinistra.  Il no a Leu, che definisce  “un Pd di seconda mano” e, a giugno dello scorso  anno, l'incontro con Potere al Popolo. “Qui vedo - sottolinea Meschini -  un'unione di tradizione e novità, qui ho incontrato persone che sono  espressione della sinistra”. E adesso la candidatura: “Mi hanno proposto e  non nascondo che per me è un grande onore, una responsabilità e un piacere.  Cosa succederà nel nostro collegio? Si parla di un esito incerto, noi  vogliamo fare qualche scherzo...”. Migranti, rifiuti, acqua pubblica: sono solo alcuni dei punti al centro  della sua campagna elettorale. Ma lei propone anche di dare più poteri alle  Province.  “Non vanno abolite, rappresentano un pezzo importante dello Stato. Se  vogliamo snellire gli apparati dobbiamo pensare ad altro, a quella miriade  di strutture di secondo livello che ancora esistono. Penso alle Ato e non  solo. Regioni, Province e Comuni sono organi elettivi e già questo rappresenta una garanzia. Alle Province potrebbero essere assegnati maggiori compiti in materia di acqua, rifiuti, le politiche territoriali che riguardano la sanità, mentre le Regioni dovrebbero occuparsi di programmazione”. Migranti.   “Il mondo non ha confini, ci sono soltanto delle linee sulle carte  geografiche. Le persone si spostano e tutti hanno il diritto di cercare una  vita migliore. Iniziamo a guardare dalle scelte che fa l'Occidente:  smettiamo di vendere le armi, di depredare le loro risorse. La Bossi-Fini poi è una legge sciagurata. C'è poi chi soffia sul fuoco, è da irresponsabili creare questo clima di odio”. Capitolo acqua pubblica. “L'esito del referendum era stato chiaro e pure  oggi ci rendiamo conto che i cittadini non hanno voce in capitolo. C'è invece la necessità, proprio oggi che i sindaci hanno dato il via libera alla proroga (alla convenzione con Nuove Acque, ndr) di restituire ai cittadini la capacità di incidere sulle decisioni”. Rifiuti. “Dobbamo puntare alla riduzione, al riciclo e al riuso. Il porta a porta poi è l'unico modo per fare la differenziata alla fonte. Molto più facile che dover intervenire dopo”. In questi ultimi anni la vicenda Banca Etruria ha tenuto puntati i  riflettori su Arezzo.   “Le banche non sono un fine, ma uno strumento, ossigeno a sostegno del  territorio, per aiutarlo a crescere. Nella banca in tanti hanno creduto e hanno perso i propri risparmi. Una vicenda grave se pensiamo a tutte le  persone che si sono trovate in difficoltà”. Di cosa ha bisogno Arezzo per crescere?  “Arezzo è una cartolina, ma è anche un territorio che dovrebbe volersi più bene ed essere più orgoglioso di quello che possiede. Che deve pensare a ciò  che la natura ci ha lasciato”.